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bacinaru
view post Posted on 6/3/2013, 20:32 by: bacinaru
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Capitolo XI




Quando Bobby si svegliò quella mattina, spostò il suo corpo dal letto alla sedia con una facilità tanto pratica da appesantirgli il cuore. Direttosi in cucina, i suoi occhi furono immediatamente attratti dal suo attuale, e molto probabilmente permanente, coinquilino che stava di fronte al bancone della cucina con la schiena rivolta a lui, indossando ancora la T-shirt blu e i pantaloni grigi della tuta con cui aveva dormito. L’ex angelo sembrava stranamente calmo e silenzioso, ma Bobby era abituato ai suoi comportamenti strani.
“Ehi, piume. Non hai ancora fatto il caffè?” chiese il vecchio cacciatore, contento che, nonostante il grande deficit nella sua conoscenza, Castiel fosse uno studente veloce e ormai se la cavava abbastanza bene nel fare un caffettuccio.*
Castiel non rispose.
“Cass?” Avvicinandosi, Bobby notò un coltello tenuto liberamente nella mano destra. “Non stai di nuovo sperimentando cibi diversi, vero?” chiese con un gemito, memore dei disastri culinari che si erano verificati quando Castiel aveva cercato di essere inventivo nella sua cucina. “Io davvero non posso prendere un altro…”
Poi notò il sangue scintillare sulla lama.
“Ma che diavolo?”.
Portandosi avanti con una forte spinta, Bobby afferrò Castiel e lo voltò verso di lui. La fonte del sangue fu immediatamente evidente. Una mezza dozzina di tagli profondi solcava il petto di Castiel con un disegno tanto disordinato da lasciare il davanti della camicia a brandelli e macchiato di un rosso scuro. L’ex angelo si guardò intensamente il petto massacrato e socchiuse gli occhi in confusione.
“Non funziona”, disse semplicemente. Strinse forte i denti, ma a quanto pare più per la frustrazione che per il dolore.
“Cosa…?”.
Castiel ignorò Bobby, del tutto concentrato sulla vista che gli stava davanti. Strinse la presa sul coltello, inclinandolo contro il proprio sterno. “Perché non funziona?”.
“Cass…” Bobby parlò lentamente e con calma, smentendo l’allarme che gli faceva battere forte il cuore. “Non so di cosa tu stia parlando, ma devi mettere giù il coltello”.
Senza alcun segno di averlo sentito, Castiel, invece, portò il coltello sulla propria pelle, lasciando un altro lungo squarcio e facendo colare più sangue dal petto.
“Smettila!” urlò Bobby, afferrando il braccio di Castiel nel tentativo di fargli cadere il coltello o, per lo meno, tenerlo lontano dal suo corpo già ferito. “Fermo!”.
“No, devo liberarmi!” Castiel lottò, ma Bobby si rifiutò di abbandonare la presa.
Poi avvenne l’inevitabile, come Bobby cadde dalla sedia a rotelle e portò Castiel a terra con lui. La caduta fece perdere all’angelo la presa sul coltello, che scivolò sul pavimento fino a un angolo lontano della cucina.
“No, quella era la mia via d’uscita!”
Castiel cercò di raggiungere il coltello, ma Bobby lo afferrò da dietro. Impossibilitato a ottenere un buon appoggio senza l’uso delle gambe, il cacciatore si sentì trascinato in avanti, ma non mollò la presa.
“Smettila, maledizione! Ti ucciderai!”.
Per un momento, era come se Castiel fosse sul punto di calmarsi, abbandonando i suoi sforzi di recuperare il coltello, ma poi iniziò a graffiarsi il petto con le dita, spalmando il sangue che fuoriusciva dalle ferite aperte. “Fatemi uscire! Fatemi uscire! Ho bisogno di uscire!”.
“No, Cass. Non morirai per questo”, implorò Bobby furioso, la sua presa inflessibile nel tenere lontane le braccia di Castiel in modo che non si facesse più del male.
Alla fine, i movimenti dell’ex angelo rallentarono, o perché avesse finalmente ascoltato le parole di Bobby o in seguito alla semplice stanchezza e la perdita di sangue. Giaceva lì, appoggiato a Bobby e respirando a fatica.
“Per favore”, disse, la voce un sussurro rauco, mentre guardava Bobby con occhi grandi e lucidi. “Non posso uscire. Sono intrappolato, intrappolato in una prigione di carne in decomposizione e le mie ali non funzionano più. Voglio solo essere libero. Ti prego, fammi uscire”.
Scuotendo la testa, Bobby distolse lo sguardo, non più in grado di guardare la preghiera negli occhi di Castiel. “Mi dispiace”.
“Per favore”.
Le lacrime caddero insieme ai singhiozzi e Bobby avvolse le braccia attorno alla forma tremante dell’angelo, lasciando che si sfogasse. Strofinandogli la schiena e offrendogli inutili luoghi comuni, il vecchio cacciatore alzò gli occhi al soffitto e pregò il cielo che a Dio, nel quale Castiel aveva riposto tanta fede, potesse importare qualcosa.


* * *




Dean si passò una mano tra i capelli corti ed emise un lungo e tremante sospiro. “Allora, starà bene?”.
“Fisicamente sì”, rispose Bobby dal suo cellulare. “Ci sono voluti un paio di dozzine di punti di sutura, ma l’ho rattoppato. Per fortuna, non ha perso troppo sangue”.
“E mentalmente?” chiese Dean, poco certo di voler conoscere la risposta. Si voltò a guardare dentro casa e catturò l’attenzione di Lisa attraverso la finestra. Lei lo guardò interrogativa, ma lui scosse la testa e continuò a camminare nel cortile.
“Non sono uno strizzacervelli, Dean”. Bobby sospirò. “Gli ho dato alcuni sonniferi. Spero non sia in uno stato psicotico quando si sveglia, ma è solo una soluzione temporanea”.
Con gli occhi chiusi, Dean si passò di nuovo una mano sulla fronte. “Dobbiamo fare qualcosa”.
“Hai qualche idea?”.
“Bobby, tu non hai visto quello che ho visto io nel futuro. Non posso permettergli di diventare un drogato incasinato”. L’immagine di un uomo spezzato con gli spenti e il sorriso maniacale lo aveva tormentato fin da quando Bobby gli aveva raccontato quello che era successo. Aveva pensato che fermare l’apocalisse avrebbe impedito al futuro di verificarsi. Ora non ne era così sicuro.
“Non so se c’è qualcosa che possiamo fare”.
Dean avrebbe schiacciato il telefono in mano se avesse potuto. “Non osare dire una cosa simile!”.
Bobby non è mai stato il tipo da indietreggiare di fronte alla rabbia di qualcuno. “Dean, conosciamo gli angeli da quasi due anni” disse, la voce ferma proprio come prima, “ma cosa sappiamo veramente di loro?”
“Oltre al fatto che la maggior parte di loro sono dei coglioni arroganti? Non molto” ammise Dean.
“Esatto” concordò Bobby. “Più della metà delle tradizioni che abbiamo su di loro è una schifezza. Non sappiamo come funzionano. Castiel potrebbe sembrare umano, ma non lo è. Può darsi soltanto che gli angeli non possono far fronte con l’essere intrappolati in un corpo umano”.
“Anna ci è riuscita abbastanza bene” disse Dean, cercando di ricordare la donna giovane e forte con cui aveva fatto l’amore e non l’angelo psicotico che aveva tentato di uccidere lui e i suoi genitori.
“Ma in realtà non ricordava di essere un angelo e quando l’ha fatto, aveva un paio di decenni di buoni ricordi umani ad aiutarla”.
Dean si voltò di nuovo a guardare dentro casa. Lisa gli dava le spalle e stava parlando con Ben, seduto sul divano a mangiare uno spuntino. “Bobby, devo passare? Voglio dire…”
“Onestamente, non credo ci sia molto che tu possa fare” rispose Bobby stancamente. “Legarlo fisicamente non può fargli bene nel suo stato. Il ragazzo non è suicida, solo un po’ fuori di testa. Inoltre, che dire di quel lavoro che avresti dovuto iniziare domani?”.
“Lo so”. Avrebbe dovuto partire subito, ma questo era il problema. Aveva finalmente ottenuto quello stupido lavoro che aveva reso Lisa tanto felice e ciò significava che avrebbe finalmente mantenuto la promessa di vivere una tipica vita americana ed era stato così ansioso di raccontare tutto a Cass. Non era più importante il suo amico? “Ma io…” cominciò.
“Mi prenderò cura di lui” lo fermò Bobby con tono comprensivo. “Te lo prometto”.
“Okay. Okay” accettò Dean con riluttanza. “Ma se accade di nuovo una cosa del genere…”.
“Allora te lo farò sapere e potrai correre in soccorso”.
Dean si morse il labbro e scosse la testa, frustrato e arrabbiato, ma incerto con chi. “Grazie, Bobby” disse con voce piena di stanchezza.
“Non c’è di che. Potrebbe essere un idiota di un angelo, ma è il nostro idiota”.



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*In originale è "cup of joe" e non esiste un corrispettivo italiano. E' un modo di dire inglese e ho fatto qualche ricerca e letto alcune possibili traduzioni. A dire il vero non ho mai sentito il termine "caffettuccio", ma da quanto ho letto in alcune regioni del nord si usa abbastanza. Quindi, non so se è proprio esatto, ma è la traduzione più verosimile che sono riuscita a trovare =)
 
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20 replies since 28/8/2012, 19:51   576 views
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