Not All That, di totalizzyness - tradotta da LaTuM

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LaTuM
view post Posted on 8/11/2012, 14:28 by: LaTuM




Titolo: Not All That
Autore: totalizzyness
Originale: qui
Traduttrice: LaTuM
Capitoli: 20 (conclusa)
Stato: in traduzione
Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester, Castiel Novak e la famiglia Novak (Gabriel, Anna, Balthazar, Crowley e altri)
Pairing: Dean/Castiel (e Sam/Jessica)
Rating: R
Genere: Commedia, Romantico
Avvisi: High School AU
Conteggio parole: originale +100.000 // ? traduzione
Riassunto: High School AU - Alla Kripke High vige un'unica regola: non si parla con i Novak. Dean Winchester ha infranto questa stessa regola il suo primo giorno di scuola.

Capitolo 1 - Capitolo 2 - Capitolo 3 - Capitolo 4 - Capitolo 5 - Capitolo 6 - Capitolo 7 - Capitolo 8 - Capitolo 9 - Capitolo 10
Capitolo 11 - Capitolo 12 - Capitolo 13 - Capitolo 14 - Capitolo 15 - Capitolo 16 - Capitolo 17 - Capitolo 18 - Capitolo 19 - Capitolo 20


Disclaimer: Supernatural è della CW. La storia invece appartiene a totalizzyness. L'originale potete trovarla qui.

notallthat



Not All That

Capitolo 1

Non si parla con i Novak



Dean fece un respiro profondo mentre guardava l'ampio corridoio in cui si stavano riversando gli studenti.

“Dov'è il tuo armadietto?” gli domandò Sam osservando con attenzione il pezzo di carta che aveva in mano e sul quale erano riportati il numero del suo armadietto, la combinazione per aprirlo e qualche altra informazione essenziale per il suo primo giorno.

“Il due-due-cinque, laggiù.”

Sam sospirò.

“Accidenti! Il mio è dalla parte opposta. Ci vediamo al tuo a fine giornata?”

“Certo Sammy! Buona fortuna!”

Il piccolo dei Winchester sorrise dolcemente e si allontanò con aria tesa. Dean fece un respiro profondo e coraggiosamente cercò di aprirsi un varco tra la folla di studenti. Un paio di persone notarono che era un nuovo acquisto della Kripke High e smisero di parlare per sussurrarsi all'orecchio qualcosa che probabilmente lo riguardava. Mantenendo gli occhi fissi sul numero dell'armadietto, Dean affrettò il passo per raggiungere la tanto agognata meta in fondo al corridoio. Quando inserì la combinazione però non si stupì più di tanto di trovarvi già degli oggetti all'interno.

“Hey!”

Dean si girò di scatto vedendo due ragazzi che gli stavano venendo incontro. Il più basso aveva una pettinatura che gli ricordava molto quella di suo fratello e, anche se al momento non sembrava troppo entusiasta, era impossibile non notare il ghigno che aveva dipinto sul viso. L'altro era leggermente più alto, con i capelli scuri arruffati che gli davano l'aria di uno che fosse appena uscito dal letto, un accenno di barba incolta e gli occhi più blu e penetranti che Dean avesse mai visto. La cosa più strana del ragazzo era l'abbigliamento, sicuramente più adatto per un colloquio di lavoro che per una giornata tra i banchi di scuola: camicia, cravatta e un cappotto, tutto il contrario del suo amico che indossava una maglietta del Diavolo della Tasmania e una giacca verde scuro.

“Cosa stai facendo con il mio armadietto?” gli domandò il ragazzo più basso.

Dean aggrottò le sopracciglia.

“Il tuo armadietto?”

“Beh, diciamo il mio armadietto di riserva.”

Il ragazzo più alto alzò gli occhi al cielo.

“Gabriel, credo ti debba trovare un altro armadietto per le tue cianfrusaglie visto che questo è stato assegnato a...”

“D-Dean Winchester” balbettò Dean, incapace di concentrarsi davanti a quegli occhi blu così penetranti che lo osservavano.

“Questo ora è l'armadietto di Dean.”

“E ora dove la metto tutta la mia roba?” borbottò il più piccolo.

“Nel tuo armadietto, magari?” gli suggerì Dean.

“Se nel mio armadietto ci fosse ancora spazio non pensi che userei quello?”

“Chiedi a Crowley e basta!” fece esasperato il ragazzo con gli occhi blu.

“Bene!”

Gabriel iniziò a liberare l'armadietto dalle sue cose, brontolando mentre Dean e l'altro lo stavano a guardare.

“Comunque... piacere di conoscerti Dean. Io sono Castiel” disse il ragazzo porgendogli la mano.

Dean esitò un attimo e dopo averlo nuovamente guardato in faccia, gli porse la sua.

“L'angelo del Giovedì” disse Dean piano, ma con un tono di voce sufficientemente alto perché Castiel lo sentisse mentre un enorme sorriso gli si dipingeva sul viso.

“Sei la prima persona che incontro a saperlo!”

Dean gli rivolse un dolce sorriso di rimando e si riappropriò della propria mano dopo una presentazione durata anche fin troppo. “Beh, mia madre era un'appassionata di teologia e nello specifico di angeli” spiegò poi.

Castiel annuì e indicò il ragazzo che stava svuotando l'armadietto.

“Lui è mio cugino Gabriel e, prima che tu lo chieda, abbiamo tutti nomi di angeli... o almeno, quasi tutti noi. ”

“Noi?” domandò Dean mentre annuiva scetticamente.

“Ho due fratelli, Lucifer e Michael e mio padre si chiama Raphael. Da parte di Cas invece abbiamo Balthazar, Zachariah e Anna – che è il diminutivo di Anael. Abbiamo anche degli altri cugini come Joshua, Rachel, Alastair, Crowley, anche se questi ultimi sono demoni... sai com'è. La nostra è una famiglia molto religiosa” disse Gabriel smettendo di svuotare l'armadietto per prendere parte alla conversazione.

“Oh... capisco” fece Dean strabuzzando gli occhi.

“E quasi tutti noi andiamo ancora al liceo, tranne Balthazar che è al college a tirarsela. Benvenuto alla Kripke High, casa della famiglia Novak ed ecco il tuo armadietto! Il resto lo porterò via dopo altrimenti rischio di fare tardi a lezione e faresti meglio a darti una mossa anche te. Dove devi andare?”

Dean provò a dire qualcosa ma Gabriel aveva monopolizzato l'intera conversazione e recuperò l'informazione che gli serviva direttamente dal biglietto che Dean aveva ancora in mano.

“Sei con Cas! Beh, divertitevi! E' stato un piacere conoscerti Dean-O e grazie per avermi fregato l'armadietto! Ci vediamo dopo Cassie!”

Gabriel sorrise e si allontanò velocemente mentre Dean non era riuscito a muovere un muscolo, stranito com'era dall'assurdità di quegli ultimi minuti.

“Vieni? Non credo faresti una gran bella impressione arrivando in ritardo il tuo primo giorno” gli disse Castiel osservando Dean in attesa di una sua reazione.

“Sì... certo...”

Dean mise velocemente alcuni oggetti nell'armadietto e seguì Castiel verso l'aula dove avrebbero avuto lezione. Non appena entrò venne agguantato dalla professoressa, una donna bassa e paffutella con i capelli grigi e le guance particolarmente rosate, e rimase fermo davanti alla classe cercando di nascondere il suo imbarazzo mentre osservava Castiel passare oltre un gruppo di studenti che lo stavano chiamando, cercando di attirare la sua attenzione.

“Datevi una calmata ragazzi! Devo segnare gli assenti e informarvi di alcune cose. Prima di tutto però, vi presento il vostro nuovo compagno.”

Ognuno dei presenti prese posto e rimase a fissare Dean con un'espressione imbambolata.

“Dicci qualcosa di te” disse l'insegnante sorridendogli e sedendosi dietro la cattedra. Dean aveva viaggiato abbastanza cambiando scuola così spesso da sapere come presentarsi in poche parole d'effetto. Si schiarì la voce e si aggiustò la borsa sulla spalla.

“Mi chiamo Dean Winchester. Mi sono trasferito qui dal Kansas insieme a mio fratello minore che ha appena iniziato il suo primo anno.”

La classe lo fissò apatica.

“Fantastico... e dove vivete?”

“Uhm, con mio zio Bobby. A dire il vero credo che insegni in questa scuola...”

“Il signor Singer, sul serio?”

Dean annuì confuso guardando oltre le espressioni vuote dei suoi compagni.

“Beh, accomodati allora.”

Dean si guardò in giro e vide un solo posto libero accanto a un ragazzo con un'aria parecchio arruffata intento a scrivere come un pazzo sul suo quadernetto. Si sedette tranquillamente accanto a lui, posando la borsa sul banco. Il ragazzo interruppe per un attimo di fare quel che stava facendo e gli rivolse un'occhiata furtiva prima di concentrarsi di nuovo sul suo libro. Dean si mise a osservare la classe: l'unica persona che conosceva – Castiel – era seduto a un banco in mezzo alla classe circondato da persone che continuavano a mormorargli qualcosa e passargli bigliettini. Di tanto in tanto rivolgeva qualche parola a uno o due di loro, ma preferiva di gran lunga rimanere con lo sguardo fisso verso la lavagna mentre teneva le mani compostamente posate sul banco di fronte a lui.

“Io sono Chuck” disse improvvisamente il ragazzo accanto a Dean, pulendosi la mano nella camicia di flanella che indossava prima di porgergliela. Dean sorrise e ricambiò la stretta preferendo non chiedersi per quale ragione Chuck avesse sentito il bisogno di pulirsi la mano.

“Dean.”

“Ti ho visto entrare in classe con Castiel... lo conosci?”

Dean scosse la testa, negando.

“No, ma a quanto pare mi hanno assegnato l'armadietto di suo cugino.”

“Gabriel? Lui ha una miriade di armadietti sparsi per tutta la scuola... uno in meno non lo ucciderà. Hai parlato con loro?”

“Diciamo che Gabriel mi ha praticamente nominato ogni membro della sua famiglia ma-”

“Li incontrerai quasi tutti oggi. Sono una famiglia piuttosto numerosa, nonché 'i padroni della scuola'... se capisci quello che intendo. Sono piuttosto ricchi. Stra-ricchi, a dire il vero e questo li rende parecchio popolari.”

“...ok?” disse Dean annuendo scettico.

“La sorella di Castiel, Anna, è il capitano delle cheerleader. Gabriel è il buffone della scuola... è uno a posto ma non voltargli mai le spalle. Crowley è... hai mai letto Le ali della Libertà?”

“...ho visto il film?”

“Beh, Crowley è Red.”

Dean annuì; la sua giornata stava diventando sempre più strana ogni minuto che passava e per qualche ragione sembrava che ogni nuovo studente dovesse essere informato in merito alla famiglia Novak.

“Meg è del nostro anno e la si può semplicemente etichettare come la puttana della scuola. Joshua è al terzo anno ed è un ottimo giocatore di football. Zacharia, che ha appena iniziato il primo anno, è già anche lui nella squadra. Lucifer e Michael – i gemelli – sono melodrammatici e non a caso fanno parte del club di teatro insieme a Gabriel. Alastair spera di riuscire a seguire le orme di Crowley, mentre Ruby sta seguendo quelle di Meg e Anna...”[1]

“... perché mi stai raccontando tutto?”

“Mentre Castiel è il nerd della scuola. Sa praticamente tutto! Sembra non debba nemmeno provarci! Ha A in tutte le materie ma è il più popolare del gruppo. E ricorda, non devi mai provare, neanche per sbaglio, a parlare con uno di loro.”

Dean rivolse uno sguardo alla classe prima di riportare l'attenzione su Chuck.

“Perché?”

“Gerarchia sociale. Al momento sei quello nuovo e sei al gradino più basso, insieme a me. Non attaccare bottone con nessuno dei Novak, a meno che non voglia passare un anno d'inferno.”

“Non ti pare un po' ingiusto?”

“Sì, lo so. I Novak sono abbastanza carini, il problema è il loro piccolo entourage - o fanclub, come preferisci. Ognuno di loro vorrebbe essere amico dei Novak. Molte delle persone che in questo momento sono sedute accanto a Castiel stanno provando a farselo amico da anni oramai!”

“Non sono i suoi amici?”

“Non nel senso stretto del termine. Sono più che altro dei parassiti, ma se provi a parlare con lui, non ti renderanno di certo la vita facile!”

“... e se è lui il primo a rivolgermi parola?”

Chuck scrollò le spalle con indifferenza e riprese a scribacchiare sul quaderno.

“Non importa: non si parla con i Novak.”

“Ok, a questo punto posso dirlo: questa è di gran lunga la scuola più strana che abbia mai visto!”

Chuck sbuffò e riprese a scrivere mentre Dean, con un sospiro affranto, mi mise nuovamente a osservare la classe, chiedendosi in che razza di guai si era cacciato per aver chiacchierato con Gabriel e Castiel proprio durante il suo primo giorno. Quando finalmente la campanella suonò, Dean recuperò il suo orario e si diresse velocemente verso l'aula di letteratura inglese, riuscendo sorprendentemente ad arrivare in tempo. Lo accolse un insegnante sorridente che, dopo avergli messo in mano una copia di 1984 di George Orwell, gli indicò un banco vuoto al quale andare a sedersi.

“Non sei rimasto molto indietro con il programma, per oggi limitati pure a leggere, a fine lezione ti darò del materiale integrativo per rimetterti in pari.”

Dean annuì e si diresse verso il banco che gli era stato assegnato lasciando cadere la borsa ai suoi piedi per coi concentrarsi sul libro. Non era mai stato un grande amante della lettura, ma Sam non aveva fatto altro che tessere le lodi di George Orwell, così decise di dargli una possibilità, anche perché non è che potesse fare altrimenti. Aveva appena finito di leggere la contro-copertina quando si accorse che qualcuno aveva posato la borsa sul banco accanto al suo. Alzando lo sguardo si rese conto di essere decisamente nei guai: accanto a lui si stava sedendo niente meno che Castiel.

“Ciao.”

Dean sorrise debolmente e tornò a concentrarsi sul libro cercando di non fare nulla di sbagliato. Alzò lo sguardo da 1984 e vide che alcuni lo stavano osservando mentre, con la coda dell'occhio, notò che Castiel stava prendendo diligentemente appunti di tutto quello che l'insegnante stava dicendo. La sua scrittura era a dir poco perfetta, un corsivo elegante ma leggermente difficile da decifrare. Dean aveva qualche problema a leggere qualunque cosa non fosse scritto in stampatello, sebbene anche la sua stessa calligrafia fosse alquanto criptica. Ogni appunto di Castiel era invece scritto perfettamente e contraddistinto da un colore preciso, a differenza dei suoi che erano scritti con la prima penna che gli capitava sotto mano, pieni di scarabocchi, frecce e asterischi per aggiungere le parti che si era dimenticato, e delle cornici raffazzonate racchiudevano alcune nozioni che esulavano dal contesto. Rendendosi conto che non era molto educato stare lì a fissare, il ragazzo tornò a concentrarsi sul libro, incontrando però non poche difficoltà nel capire l'atmosfera, ma riuscendo comunque a farsi un'idea a riguardo. Alla fine della lezione finì, Dean stava mettendo via le sue cose e, quando Castiel gli porse il suo quaderno, non riuscì a non rivolgergli uno sguardo perplesso.

“Tieni. Copia pure i miei appunti, così riuscirai a capirci qualcosa. Non hai perso molto, ma questo libro è abbastanza difficile per comprenderne dopo un solo capitolo il senso e l'atmosfera. Ti chiedo solo di restituirmeli domani mattina.”

“Ti ringrazio ma il prof ha detto che-”

“I miei appunti sono meglio di qualunque materiale integrativo ti possa dare. Prendili.”

Castiel obbligò Dean a prendere il blocco che gli stava offrendo per poi aggiustarsi la borsa sulla spalla. Dean rimase a fissare gli appunti che Castiel gli aveva lasciato come se avesse tra le mani un bambino morto: questo probabilmente gli aveva appena regalato un biglietto di sola andata per l'Inferno. Alzò lo sguardo ma fece solo in tempo a vedere Castiel uscire dalla classe a passo sostenuto. Con un sospiro affranto mise il quaderno del ragazzo in borsa e andò dall'insegnate per recuperare il materiale che gli era stato promesso all'inizio della lezione, dopo di che uscì nuovamente in corridoio e si diresse dirigersi verso la prossima lezione.


Durante la pausa pranzo Dean raggiunse Sam a mensa, prendendo posto al tavolo vuoto che il fratello aveva occupato e discutendo del loro primo giorno alla Kripke High.

“Durante la prima ora ho incontrato questa ragazza, Jessica. E' stata molto carina, mi sta aiutando a orientarmi in modo da non rischiare di perdermi” ghignò soddisfatto Sam prima di addentare il suo panino.

“Beato te!”

“E' successo qualcosa?” domandò Sam aggrottando la fronte.

“Pare che ci sia una regola qui a scuola: non parlare con i Novak. E indovina un po' cosa mi è successo? Sono loro a parlare con me! A quanto pare ho rubato l'armadietto di Gabriel, sono entrato in classe con Castiel e lui mi ha pure prestato i suoi appunti! Mi faranno un culo così, ne sono certo!”

“...perché? Nel senso sono loro a-”

“Non importa! Non bisogna interagire in alcun modo con loro! Si tratta di gerarchia sociale o qualcosa del genere. E' solo il mio primo giorno e ho già infranto la regola più importante di tutte!”

Sam diede un altro morso al panino riflettendo su quanto Dean gli aveva appena detto.

“Cos'è che hanno di cosi speciale?”

“Non ho idea. ” rispose Dean scrollando le spalle iniziando a rimuovere le croste dal suo panino “Sono straricchi. In più tutta la loro famiglia frequenta questa scuola e ognuno di loro e tipo il re o la regina in quello che fanno: capitano delle cheerleader, miglior giocatore di football di tutta la scuola, puttana della scuola... dì un nome e sta pur certo che sono i migliori.”

“Wow... sì, sta certo che ti faranno passare dei brutti quarti d'ora!” ridacchiò Sam “Ma quello non è uno di loro?”

Dean alzò lo sguardo vedendo Gabriel che andava in giro a zonzo per la mensa con un ghigno scolpito sul viso.

“Hey Dean! Oh Dean? Ho finito di svuotare il l'armadietto, è tutto tuo adesso. Tuttavia... potrei avertelo manomesso leggermente. Mi spiace, non sono riuscito a evitarlo. Non per niente mi definiscono il burlone della scuola. Comunque non preoccuparti, fa parte del gioco dell'essere il nuovo arrivato, non è niente di che. A proposito, chi è questo armadio in miniatura con te?”

Dean guardò il fratello vedendo che aveva la stessa espressione sconvolta che aveva avuto lui la prima volta che aveva incontrato Gabriel.

“Lui è mio fratello Sam, è al primo anno.”

Se possibile, il ghigno sul volto di Gabriel divenne ancora più grande.

“Primo anno, eh? Mi spiace amico, ma te ne faremo passare una. Niente di personale, è solo che è così che vanno le cose qui da noi. Non preoccuparti, non ci andrò giù troppo pesante all'inizio, solo cose tipo bigliettini attaccati alla schiena che invitano a prenderti a calci e cose simili. Le cose serie arriveranno più avanti. Ti sta bene? Perfetto, mi tratterei ancora a lungo a discutere di affari con voi, ma ora devo tornare dalla famiglia: potrebbero sentire la mia mancanza se stessi via troppo a lungo. Sono il preferito praticamente di tutti. E' stato un piacere rivederti, Dean – e scusami in anticipo. Sam, è stato un piacere conoscerti e anche per te, le mie scuse in anticipo per tutta la merda che ti verrà buttata addosso quest'anno. I miei saluti a entrambi... ciao, ciao!” e dicendo ciò, Gabriel alzò i tacchi e sparì velocemente, lasciando i due fratelli a scambiarsi uno sguardo decisamente perplesso.

“Cosa diavolo era quello?!” sibilò Sam prendendo da bere.

“Quello era Gabriel e il tuo biglietto di sola andata per la Valle dei Calci in Culo!”

“Grazie tante, Dean!” fece Sam gemendo frustato.

Prima che Dean potesse rispondergli in alcun modo, qualcuno posò il suo pranzo sotto i loro nasi e accomodandosi al tavolo.

“Winchester, cosa ti ho detto fa in merito ai Novak?”

“Sam, lui è Chuck. Chuck, questo è mio fratello Sam e, da come hai potuto vedere mi stavo facendo tranquillamente gli affari miei! Non sono stato io il primo ad attaccare bottone con loro!”

“Non importa! Hai chiacchierato con Gabriel, preso gli appunti di Castiel – sì, la notizia ha già fatto il giro della scuola!”

“Oh cazzo! Dannazione!”

Dean cadde con la faccia sul tavolo per la disperazione mentre Sam lo guardava, aggrottando le sopracciglia perplesso.

“E ora che succederà?”

Chruck scrollò le spalle iniziando a mangiare.

“Probabilmente, visto che sei nuovo, per oggi le caverai con una nota d'avvertimento, ma sul serio Dean, tutto questo deve finire!”

“Ma sono loro a venire da me!”

“Te l'ho già detto: non ha importanza! Devi ignorarli a qualunque costo!”

“Non è colpa se alla lezione d'inglese mi hanno assegnato il posto accanto a Castiel!”

“Cambia banco!” rispose Chuck scrollando nuovamente le spalle.

“Fanculo! A questo punto non mi resta che unirmi al primo circo di passaggio, almeno lì nessuno potrà farmi il culo perché parlo con qualcuno!”

“Calmati Dean! Non può essere davvero così grave...”

Dean sbuffò infastidito e finì velocemente il suo pranzo, sperando di riuscire a trovare in fretta un posto in cui nascondersi e dove i Novak non avrebbero potuto parlargli. Durante le prime due lezioni dopo pranzo nessun segno di loro, il resto delle persone pareva ignorarlo e lui era perfettamente in grado di stare al passo con il programma. La lezione di storia però - l'ultima della giornata - fu la peggiore: non ce n'era uno, bensì tre Novak. Dean gemette sconsolato vedendo che l'unico posto disponibile rimasto era proprio al tavolo dei Novak dove i ragazzi stavano bisbigliando e chiacchierando tra di loro. L'insegnate fece cenno a Dean di prendere posto proprio a quel tavolo e lui non poté fare altro che obbedire, cercando di ignorare gli sguardi che il resto della classe gli stava rivolgendo nel momento in cui si sedette accanto a Gabriel, che non aveva smesso per un secondo di sorridere con quel suo insopportabile ghigno.

“Dean-O! Dovremmo smetterla di scontrarci sempre così per caso. Che fai, ti unisci a noi?”

“E' l'unico posto disponibile...” mormorò il ragazzo guardando fisso per terra.

“Così mi ferisci... non ti va di lavorare con noi?”

“Smettila Gabriel. Io sono Anna, piacere di conoscerti.”

“Dean" rispose lui alzando gli occhi e rivolgendo un sorriso alla rossa.

“Come sta andando il tuo primo giorno?”

“Credo bene” rispose Dean spostando lo sguardo verso Castiel che stava sfogliando le pagine di un libri di testo.

“Qualcosa non va?”

“No...”

“Perfetto, perché stiamo facendo un lavoro di gruppo – il trenta per cento del nostro voto degli esami finali dipenderà da questo corso – e dobbiamo lavorare parecchio dentro e fuori le mura scolastiche.”

Dean sentì la sua gola diventare secca: poteva anche essere il nuovo arrivato, ma non c'era verso che questo potesse salvarlo dal pestaggio che avrebbe ricevuto se si fosse immischiato in una cosa del genere. Gabriel lo guardò sospettoso.

“Sei sicuro che vada tutto bene? Sei impallidito di botto!”

“No, sul serio. E' tutto ok” fece Dean scuotendo la testa.

Per la maggior parte della lezione Castiel rimase concentrato sul suo lavoro, ogni tanto Anna si segnava alcuni passaggi particolarmente significativi mentre Gabriel rimase seduto tutto il tempo a scarabocchiare degli insulsi disegnini - insistendo però su quanto questi fossero importanti al fine del progetto – mentre Dean si limitò a leggere un articolo per i fatti suoi. Il loro progetto riguardava la Seconda Guerra Mondiale e, più nello specifico, il tema del nazismo. Dean provò a concentrarsi sulla lettura di alcuni testi in merito alla morte di Reinhard Heydrich ma l'unica cosa a cui riusciva a pensare, mentre lanciava occhiate furtive allo schema del progetto, era un modo per riuscire a saltare la scuola il giorno successivo.

“Dean?”

Il ragazzo si scosse un attimo, cercando di risvegliarsi, notando Castiel che lo guardava in attesa di una risposta.

“Scusami, non ti ho ascoltato. Potresti ripetere?”

“Ti avevo chiesto se domani sera sei impegnato” fece l'altro.

“Uhm, no, non mi pare.”

“Noi andremo in biblioteca per andare avanti con il nostro progetto. Se ti va di venire... beh, saresti d'aiuto.”

“Oh, certo...” disse lui, annuendo.

“Fa così, dammi il tuo numero” disse Gabriel recuperando il cellulare dalla tasca della giacca. Dean lanciò uno sguardo furtivo al resto della classe notando che lo stavano ancora fissando. Con un sospiro rassegnato, Dean prese a sua volta il cellulare e lesse il suo numero.

“Ti chiamerà domani per farti sapere dove ci vedremo. Tu guidi, vero?” gli domandò Castiel mentre iniziava a mettere via le sue cose.

“Sì...” rispose Dean guardandosi attorno e fissando l'orologio al di sopra della porta: la lezione era passata più velocemente di quanto si aspettasse.

“Bene, perché la biblioteca è un po' fuori città e per domani hanno previsto pioggia. A meno che tu non ti voglia infradiciare completamente, potrebbe servirti l'auto.”

Dean annuì e, come aveva fatto Castiel, cominciò a mettere via a sua volta i suoi libri. Quando finalmente la campanella suonò, tutti si precipitarono fuori dall'aula mentre Dean si faceva pian piano strada seguendo la folla. Quando raggiunse il suo armadietto notò che Sam era già lì ad aspettarlo.

“Allora, com'è andata oggi?”

Dean rispose con un qualcosa molto simile a un ringhio mentre sbatteva la testa contro l'armadietto.

“Sono appena uscito dalla lezione più brutta di tutta la mia vita! Ho un cazzo di appuntamento di studio con loro: non uno ma tre di loro!”

“Mi dispiace...”

“Hey! Winchester!”

Dean si girò e vide due ragazze e un ragazzo che gli stavano venendo incontro di buon passo e nessuno dei tre pareva avere un'espressione amichevole.

“Lo sappiamo che sei nuovo, ma sappi che se continuerai a parlare così con i Novak non resisterai molto a lungo in questa scuola.”

“Sentite: non voglio guai. Sono loro che parlano con me. L'unico posto rimasto libero nell'aula di storia era al loro tavolo. Io non voglio parlare con loro!”

“E allora smettila di farlo!”

“Non... non posso. Dobbiamo lavorare insieme a un progetto.”

Il ragazzo gli rivolse uno strano sorrisetto e si fece più vicino. Dean non poté fare a meno di notare Sam, cercare di farsi il più piccolo possibile, in modo da non rimanere invischiato in qualcosa che non voleva.

“Bene, e allora? Digli che non puoi. Sei appena arrivato, non vorrai mica pretendere di diventare il migliore amico di Castiel così da un momento all'altro. Anzi, al massimo questo ti offrirà la possibilità di fare un giro un giro turistico per la scuola a calci nel culo... ci siamo capiti?”

Dean annuì, rendendosi conto di avere la gola secca e qualche problema nel deglutire. Il ragazzo fissò Dean a lungo prima di scoppiare a ridere e incamminarsi da dove era venuto insieme alle due ragazze. Dean sospirò affranto e si spiaccicò contro il suo armadietto.

“Sul serio Sam: perché l'unica scuola in cui decidiamo di rimanere si sta rivelando essere una fonte di guai?”

“Forza, andiamo” disse Sam aggrottando le sopracciglia e mettendo una mano sulla spalla del fratello.

Dean recuperò alcune cose dal suo armadietto e s'incamminò verso l'uscita della scuola quando qualcuno attirò la sua attenzione gridando il suo cognome in mezzo al corridoio.


[1] I liceo in America è di quattro anni: freshman (primo anno), sophomore (secondo), junior (terzo) senior (quarto).

* a differenza del telefilm doppiato, i nomi degli angeli li ho lasciati in originale visto che il fandom apprezza maggiormente gli inglesismi (e io pure :3)



Note della Traduttrice:
Prima di tutto, ciao! Sono LaTuM e traduco per conto di totalizzyness. Frequento l'ultimo anno della scuola per interpreti e traduttori e, siccome non ho già abbastanza da studiare tra continui parziali/prove in itinere e tesi da scrivere, ho deciso di imbarcarmi in questo progetto. Non amo particolarmente tradurre (wtf?! sì, lo so) però mi piace scrivere e dato che l'esercizio non fa mai male, ho scelto una storia che mi ha letterlamente folgorata. Il 26 settembre 2012 mi era venuta voglia di Destiel High School AU e ho avuto la fortuna di incrociare questa storia. L'ho amata follemente dal primo capitolo e mentre leggevo non facevo altro che pensare come riscrivere le scene in italiano. Inoltre l'autrice è inglese e personalmente ho una predilizione per i testi scritti da autori britannici. L'originale è già conclusa e conta 20 capitoli e più di 100mila parole, l'equivalente di un libro di 300 pagine circa, ma il lavoro procede e generalmente riesco a dedicare almeno un'oretta al giorno alla traduzione di qualcosa di più entusiasmante e divertente dei soliti testi di sociologia, medicina, ambiente o economia.

Beh, che dire... Spero che la storia possa piacervi tanto quanto è piaciuta a me.

Ovviamente se vi va di lasciare un commento, riporterò ogni vostra singola parola all'autrice che sicuramente apprezzerà il vostro interessamento :3

A presto!

LaTuM

Edited by LaTuM - 25/3/2013, 17:33
 
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