Practically Human

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view post Posted on 28/8/2012, 19:51
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Titolo: Practically Human
Traduttore: °°°bacinaru°°°
Autore: Daylight
Link originale: Qui
Personaggi: Castiel, Bobby.
Rating: Arancione
Disclaimer: I personaggi descritti non mi appartengono e la storia non è scritta a fini di lucro.
Note: La storia è ambientata dopo la 5x22 ed è leggermente What if...? in quanto tutto è successo come nella puntata, ma Castiel è rimasto umano e Bobby è ancora sulla sedia a rotelle. Qui il permesso dell'autrice =)
Riassunto: Alcune cose sono molto più facili da affrontare quando il mondo sta finendo. Mentre Dean va a mantenere la promessa fatta al fratello, Castiel è lasciato alle spalle con Bobby, cercando di adattarsi alla sua nuova vita da essere umano.


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Capitolo I




Castiel guardò Dean allontanarsi, le ruote dell’Impala sollevarono una lunga scia di polvere lungo il viale prima di accelerare giù per la strada. Continuò a guardare molto tempo dopo che la macchina nera era scomparsa all’orizzonte, solo guardando lontano, quando udì il suono di qualcuno che si schiariva la gola dietro di lui.
“Andiamo, Feathers,” disse Bobby con stanchezza, aggiustandosi il berretto. “Sarà meglio andare dentro. Preparare la cena.” Il vecchio cacciatore afferrò le ruote della sua sedia e si voltò, lasciando tracce gemelle nel terreno accidentato come rotolò fino alla rampa che conduceva alla porta d’ingresso.
Con le spalle pesantemente accasciate, l’ex angelo lo seguì lentamente.
La vecchia casa in legno era grande, ma sembrava piccola e stretta, con il disordine ricoperto dai suoi numerosi cumoli di polvere. Fu circondato da un pesante silenzio che Bobby ruppe con il forte cigolio della porta del frigorifero come ci guardò dentro.
“Hai fame?”
“No,” rispose Castiel, anche se sapeva che il suo stomaco stava dicendo il contrario. Per qualche motivo, non aveva voglia di mangiare.
“Beh, probabilmente dovresti mangiare qualcosa in ogni caso,” disse Bobby, come iniziò a tirare le cose fuori dal frigorifero. “Perché non vai a farti una doccia, mentre io preparo qualcosa. Non c’è bisogno che tu faccia diventare il posto puzzolente.”
Castiel aggrottò la fronte e guardò giù, notando per la prima volta le macchie sul suo cappotto e i suoi vestiti normalmente incontaminati. Macchie di sangue decoravano le maniche e strisce di colore marrone coprivano le scarpe e i polsini dei suoi pantaloni. Cimitero sporco, osservò distrattamente. C’era anche un certo odore.
“Puoi prendere in prestito alcuni dei vestiti di Dean. Di solito c’è una scorta nel ripostiglio al piano di sopra nella stanza del ragazzo.” Bobby si fermò nel preparare i pasti e si voltò a guardarlo. “Tu sai come fare una doccia, vero?”
“Sì,” rispose Castiel, decidendo che era meglio non menzionare come faceva a saperlo. Aveva imparato un sacco di cose nel corso dei secoli che aveva trascorso osservando l’umanità. Una di queste cose era che agli umani piaceva raramente essere guardati senza vestiti.
La doccia era calda e rilassante. Castiel spese molto tempo sotto l’acqua corrente, godendo del torpore che portava. Fu una gradita pausa dai sentimenti travolgenti che stava ricevendo di recente dai suoi sensi umani. Quando l’acqua divenne fredda, uscì e si asciugò, la vista del suo corpo nudo ancora nuova e aliena. Si fermò un momento quando vide le cicatrici rosa che gli coprivano il petto. Senza le sue capacità, si erano rifiutate di svanire completamente. Era come se il simbolo d’esilio che lo aveva derubato dei suoi poteri sarebbe rimasto come un ricordo permanente.
Trovò gli abiti di Dean mescolati con alcuni vestiti di Sam, tutti gettati alla rinfusa in un mucchio in fondo all’armadio. Sembrava strano che potesse così facilmente distinguere i due gruppi. Si sentiva stranamente riluttante a toccare le cose di Sam, ma alla fine, le ripiegò con cura e le mise da parte, sentendo un particolare senso di oppressione nel petto mentre lo faceva.
Si vestì lentamente, con le dita che ancora armeggiavano un po’ sui bottoni. I jeans e la camicia che finì per indossare sembravano strani contro la sua pelle. Cercando di renderli più comodi, tirò su le maniche e la vita dei pantaloni, ma ebbe poco successo. Guardò il suo trench beige a lungo, ma finì per lasciarlo accartocciato in un mucchio sul pavimento.

* * *



Più tardi quella notte, dopo una cena cupa e silenziosa, Castiel si trovava al piano di sopra nella piccola camera da letto di Sam e Dean, sdraiato sul letto vicino alla porta e completamente sveglio. Era stato Bobby a suggerire che dormisse nella stanza dei Winchester, dicendo che poteva dato che non sembrava l’avrebbero usata in qualunque momento presto. Poi il cacciatore si era schiarito la gola di nuovo e si era servito una generosa dose di whisky. Castiel lo aveva lasciato nello studio con ancora la bottiglia in mano e lo sguardo fisso nel vuoto.
Per l’ex angelo, l’oscurità avvolgente del sonno era poco attraente. Invece, si voltò verso il trench che ancora giaceva abbandonato sul pavimento. Raccoltolo, sentì un peso in una delle tasche e cercando all’interno, tirò fuori il cellulare che Dean gli aveva dato. Lo guardò un momento, poi lo aprì e seguendo un impulso di cui non si era reso conto, compose il numero.
“Cass? Cosa…? Va tutto bene?”
Castiel trasalì all’allarme nella voce di Dean. Non aveva intenzione di dargli alcuna preoccupazione. In realtà, non era del tutto sicuro di quello che voleva, ma Sam aveva insistito che si sarebbe preso cura di suo fratello.
“Va tutto bene,” cercò di rassicurare Dean. “Volevo solo essere sicuro che fossi arrivato sano e salvo a destinazione.”
“Oh.”
“Mi dispiace se ti ho svegliato.”
“Va bene. Non stavo dormendo.” Nonostante quello che Dean disse, sembrava incredibilmente stanco, la voce più profonda e ruvida del solito.
“Allora stai bene?”
“Oh, proprio uno splendore,” Dean rispose seccamente.
Castiel aprì la bocca per offrire condoglianze o alcune parole di conforto, ma si rese conto che ancora non aveva idea di cosa gli esseri umani ritenevano opportuno in tali circostanze. Fortunatamente, Dean lo salvò dal dover dire qualsiasi cosa.
“Guarda, Cass. E’ solo che… non posso fare questo adesso. Parlerò con te un’altra volta. Va bene?”
“Okay.”
Dean riattaccò quasi prima che Castiel ebbe finito di parlare, lasciando dietro di sé solo il ronzio del telefono. Quando questo fu andato, la stanza sembrava ancora più silenziosa di prima. Castiel rimase sveglio a lungo, il cellulare ancora stretto in mano.

Edited by °°°bacinaru°°° - 1/4/2013, 19:03
 
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view post Posted on 29/8/2012, 12:21
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Capitolo II




Castiel si svegliò la mattina dopo con un mal di testa e un ronzio nelle orecchie. Ignorando entrambi, si alzò dal letto e confuso si vestì con alcuni vestiti assortiti a sua disposizione. Quando ebbe finito, si trovò a indossare un paio di jeans di Dean, una T-shirt marrone di Bobby e una camicia a righe che doveva appartenere a Sam. Si fermò un momento, poi tolse la camicia a righe e ne indossò un’altra, perché secondo il ragionamento di Dean la prima era comunque troppo grande per lui.
Quando mise le vecchie scarpe di cuoio di Jimmy, Castiel si sentì grato verso l’infermiera sorridente con i capelli castani scuro e gli occhi dello stesso colore, che gli aveva insegnato come legarle. La convinzione del personale ospedaliero che aveva subito danni celebrali durante l’incidente si era dimostrata molto utile. E lo aveva salvato dal dover creare uno di quei complicati intrecci di bugie che gli esseri umani richiedevano per tirare avanti. In segno di gratitudine, aveva informato l’infermiera che la sua ragazza non sarebbe rimasta in Italia per sempre e sarebbe tornata presto. La donna era rimasta scioccata per un momento, poi si era messa a ridere delle cose incredibili che le persone comatose potrebbero captare. Castiel non si era preoccupato di correggerla.
Al piano di sotto, Castiel trovò Bobby svenuto, a russare sulla sua sedia con una bottiglia di liquore vuota accanto a lui. L’ex angelo lo lasciò stare e proseguì in cucina.
Sentendo l’ormai familiare sensazione di fame creare spiacevoli fermenti nel suo stomaco, aprì la dispensa e fissò smarrito il contenuto. Guardò loro più volte con attenzione prima di scegliere alcune cose e metterle sul banco. Per un po’, il suo sguardo si spostò dall’uno all’altro e alla cucina, mentre cercava di ricordare tutto quello che aveva osservato su come cucinare. Era una di quelle cose che cambiano continuamente nel tempo e differiscono altrettanto tra i continenti. Non aveva mai avuto l’opportunità di provare e i Winchester avevano sempre preferito acquistare cibo già cotto.
Dopo un po’, fece un sospiro e si voltò, invece, verso la vecchia e malconcia caffettiera. Il caffè era qualcosa che lui conosceva. Aveva provato il caffè prima ancora di avere un boccone di cibo. Dean iniziava sempre la sua giornata con il caffè. Fissò intensamente la macchina prima di farsi avanti con attenzione.
“Non toccare niente.”
La voce di Bobby fece trasalire Castiel e gli provocò un’opprimente scarica di adrenalina. Si voltò per guardare di traverso il vecchio cacciatore che si stava spingendo in fretta in cucina, apparentemente per salvare la macchina del caffè.
“Non toccare niente,” ripeté, costringendo Castiel ad allontanarsi dal bancone per evitare di essere travolto dalle ruote di Bobby. “Probabilmente faresti finire la casa in fiamme o qualcosa del genere.”
“Stavo per fare il caffè.”
“Sai nemmeno come si fa?”
Sollevando il mento, l’ex angelo guardò giù verso di lui. “Ho osservato Dean fare il caffè.”
“Dean fa un caffè di merda.” Gli occhi di Bobby caddero sugli oggetti che Castiel aveva tolto dalla dispensa nella speranza di creare un pasto. “E questo cos’è?”
“Cibo. Avevo fame.”
Bobby alzò le sopracciglia. “Davvero? Stai pensando di fare spaghetti con pesche in scatola e polvere di curry per colazione?”
“E’ un problema?” Chiese Castiel, socchiudendo gli occhi in confusione, certo che tutti gli elementi erano commestibili.
Bobby fece rotolare gli occhi verso il soffitto. “Ecco, guarda me.” Cominciò ad impostare la macchina del caffè. “Prima ti mostrerò il modo corretto di fare il caffè, poi possiamo iniziare con uova e pancetta.”

* * *



“Bobby ti ha insegnato a cucinare?” Esclamò Dean, un suono che era per metà una risata, per metà uno sbuffo che veniva dal telefono. “Avrei voluto vedere questo.”
“E’ stata un’esperienza interessante,” Castiel rispose, sorpreso dal cambiamento dell’atteggiamento di Dean dalla notte precedente. Verso sera, aveva sentito il bisogno di chiamare ancora una volta e Dean sembrava davvero contento di sentirlo. E’ stato uno strano contrasto con la chiamata precedente, ma l’angelo non aveva mai capito la rapida mutevolezza delle emozioni umane.
“Qualcosa di buono?”
“I risultati sono stati appetitosi, ma ho trovato l’intero processo lento e uno spreco di tempo.” Lento sembrava un eufemismo. Bobby aveva insistito a preparare il peperoncino per pranzo e dopo che tutti gli ingredienti erano stati messi nella pentola, Bobby era andato fuori a fare qualcos’altro mentre Castiel, con niente da fare, aveva guardato per quella che era sembrata un’eternità come il contenuto della pentola si era mescolato e ammorbidito.
“Almeno, hai mangiato qualcosa di decente,” Dean brontolò. “Dovresti vedere la roba che Lisa tiene nel suo frigorifero. Non riesco nemmeno a identificare metà della merda che c’è là dentro. Che diavolo è lo yogurt probiotico o l’olio di semi di lino? Grazie a Dio, continua a tenere in giro un po’ di cibo vero per Ben, altrimenti morirei di fame.”
Castiel aggrottò la fronte, volendo che stessero parlando di persona. Quello scambio di parole vuote lasciava molto a desiderare. “Non ti piace?”
“Cosa? No.” Dean subito protestò. “Voglio dire, certo che mi piace. Il posto è praticamente un palazzo rispetto a quello a cui sono abituato. Tutto è così nuovo e pulito, ho paura che sto per rovinare qualcosa.”
“Allora è una buona casa?”
“E’ una casa fantastica,” rispose Dean sebbene l’entusiasmo sembrava forzato. “E io sono fortunato che Lisa mi abbia permesso di restare. Mi sono tipo presentato di punto in bianco e sono riuscito a spaventarla del tutto per la seconda volta. Non potevo proprio dirle ogni cosa, sai…”
“Capisco,” disse Castiel, perché per una volta ci riusciva.
“Ben pensa che sia fantastico avermi intorno. Lisa… non sono sicuro. Credo che stia ancora cercando di abituarsi all’idea. Un paio di amici suoi si sono presentati oggi. Uno pensava fossi qui per sistemare l’impianto idraulico. L’altro pensava fossi qui per derubare il posto.”
“Ma hai intenzione di rimanere?”
“Sì, be’…” Dean esitò e ci fu un momento di silenzio in cui Castiel ascoltò il debole suono del respiro di Dean. “Questo è quello che ho sempre sognato. Questo è ciò che ho promesso… Quindi, sì. Ho solo bisogno di capire come adattarmi.”
 
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view post Posted on 7/9/2012, 21:52
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Capitolo III



Il negozio odorava di naftalina e detersivi per il bucato. Castiel guardò un lungo scaffale di abiti multicolore, rovistando incerto tra le camicie. Aveva provato a chiedere a Bobby cosa sarebbe opportuno per lui da indossare, ma il cacciatore era stato poco disponibile. Bobby gli aveva detto che anche se lui pagava i vestiti, non aveva alcuna intenzione di essere il suo personale consulente di moda, e ora stava girando tra le pile di pezzi elettronici rotti dall’altra parte del negozio.
Tirando fuori una camicia a quadri marrone, Castiel la studiò pensieroso. Era simile ai vestiti che Bobby indossava di solito. Sembrava abbastanza appropriato, ma non si sentiva giusto. Messa a posto la camicia, l’ex angelo si trovò attratto da un altro scaffale contenente un’assortita selezione di abiti. Forse era più opportuno indossare vestiti simili a quelli di Jimmy. Dopotutto, quelli erano ciò cui era abituato.
Ma lui non era Jimmy.
Castiel vagò senza meta per il negozio e cominciò a raccogliere vestiti a caso prima di fermarsi in uno spogliatoio. Provò in fretta ciascun pezzo, guardando appena il proprio riflesso prima di passare a quello successivo. Gli abiti che gli sembravano giusti finirono in una pila. Tutti gli altri furono scartati in un secondo.
Alla fine, si ritrovò con tre paia di jeans e una dozzina di camicie semplici e T-shirt nere, grigie o in neutre sfumature di verde o blu. All’ultimo minuto, afferrò un cappotto grigio scuro, dal momento che il suo trench era ancora macchiato di sangue. Avrebbe dovuto chiedere a Bobby come pulirlo.
Bobby guardò il mucchio di vestiti tra le braccia di Castiel, alzò un sopracciglio e poi si lasciò sfuggire uno sbuffo. “Solo mettiti in fila così posso pagare. Probabilmente avremo bisogno di prenderti anche un buon paio di stivali.”
Guardando giù le scarpe in pelle di Jimmy che spuntavano da sotto i vecchi jeans di Dean, Castiel si chiese cosa c’era di sbagliato con loro.
Dopo aver pagato ed essere usciti dal negozio, gli occhi di Castiel furono attirati da una vecchia donna che camminava lentamente lungo il marciapiede, ogni passo sostenuto da un bastone in alluminio. Sembrava essere una tipica donna della sua età con diradati capelli bianchi, una magra schiena curva e fragili arti artritici. La sua anima splendeva della calda luce arancione di una lampada che era già stata bruciata del tutto.
E c’era un mietitore che la seguiva da dietro a un piede di distanza.
Come Castiel li sorpassò, il mietitore voltò la testa con un movimento rigido, come fosse una marionetta di legno, e quando i loro occhi si incontrarono, l’ex angelo si trovò a guardare nelle antiche orbite scavate. Riuscì a mantenere lo sguardo solo per un momento prima di distoglierlo. Quegli occhi gli ricordavano le ossa vecchie e fragili e le tombe polverose. Si chiese che cosa aveva visto il mietitore, se fosse riuscito ad intravedere un qualsiasi granello di grazia che ancora risiedeva dentro di lui.
Mentre il mietitore si concentrava ancora una volta sul compito assegnatogli, Castiel sentì un brivido involontario corrergli lungo la colonna vertebrale, quando si rese improvvisamente conto che un giorno un mietitore sarebbe potuto arrivare anche per lui.


*****




“Un mietitore?” disse Dean al telefono quella notte. “E l’hai solo lasciato andare dietro a quella vecchietta?”
L’ex angelo gettò lo sguardo verso l’alto. Era una reazione automatica di cui ancora doveva liberarsi. Deliberatamente, costrinse gli occhi indietro. “Che cosa volevi che facessi?” chiese a Dean.
“Be’, avresti potuto metterla in guardia per cominciare.”
“E farla morire dalla paura?” l’ex angelo scosse la testa, anche se Dean non poteva vederlo. “Era il suo tempo. Aveva 84 anni e stava per morire in pace per un attacco cardiaco nel suo salotto. I suoi nipoti la troveranno domani mattina. Saranno tristi per un po’, ma presto impareranno ad accettarlo.”
“Um… Cass? Come fai a sapere tutte queste cose?”
“Ho letto la sua anima,” rispose Castiel come se fosse ovvio.
Dean si schiarì la gola. “Lo sai che i normali esseri umani non sanno leggere le anime, o vedere mietitori anche.”
“Sì,” disse Castiel, anche se a volte lo dimenticava.
“Huh.” Ci fu una pausa prima che Dean continuasse. “I tuoi poteri potrebbero essere scarichi, ma non sei esattamente un essere umano, vero?”
“Sto cercando di esserlo,” insisté l’ex angelo.
“Giusto.”
Rimasero tutti e due in silenzio prima che Dean parlò di nuovo.
“Sai cosa accadrà la prossima volta che muoio? Voglio dire, andrò in Paradiso o gli angeli mi faranno tornare all’inferno a calci in culo, dopo tutto quello che ho fatto?”
“Tecnicamente, dovresti in automatico andare in cielo, non importa ciò che gli angeli desiderano, ma una volta lì… con l’assenza di Michael, è probabile che il cielo sia ridotto al caos e all’anarchia.” Migliaia di angeli senza profezie da seguire, nessun leader a dire loro cosa fare, e nessun Dio. Chaos era un eufemismo, ma non era un problema di Castiel. Non sarebbe tornato. Nemmeno un mietitore sarebbe stato in grado di portarlo lì.
“A volte, vorrei che non ci fosse vita dopo la morte, né cielo, né inferno,” disse Dean, la sua voce roca che si dissolveva in un sussurro. “Che finisse soltanto. A volte vorrei solo che tutto finisse.”
E Castiel si ritrovò incapace di essere in disaccordo.
 
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view post Posted on 13/9/2012, 15:05
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Capitolo IV







“Te la farai mai la barba?” Chiese Bobby cinque giorni dopo che il mondo non era finito. “O pensavi di competere con me per i migliori peli sul viso?”
Alzando una mano, Castiel si passò lentamente le dita sul mento, notando le stoppie che stavano effettivamente diventando lunghe. “Non mi sono mai rasato prima.”
Il vecchio cacciatore sospirò. “Immagino sia meglio che t’insegni allora.”
Castiel seguì Bobby come questi si diresse verso il bagno al pianterreno. Brontolando tra sé e sé, Bobby frugò in un cassetto pieno di vecchi spazzolini da denti e flaconi di pillole fino a quando trovò finalmente un rasoio, che consegnò all’ex angelo insieme a una vecchia lattina di crema da barba arrugginita.
“Ora, è molto semplice. Basta mettere su la schiuma, la strofini sui peli e poi la togli con il rasoio. Qualsiasi idiota può farlo. Solo non tagliarti andando di fretta.”
La lattina balbettò mentre sputava la crema da barba sulla mano di Castiel. Con movimenti attenti e precisi, coprì le stoppie in crescita e poi con altrettanta cura e concentrazione, ci passò su il rasoio. I peli scuri svanirono, cadendo come se stesse tagliando il grano, lasciandosi dietro pelle fresca e nuda. Aveva quasi finito, quando all’improvviso fu catturato dagli occhi del suo riflesso.
Jimmy lo stava guardando.
Il rasoio scivolò.
Bobby imprecò.
Castiel non si accorse nemmeno del sangue che colò giù dal mento e lungo il collo. Era troppo concentrato sul riflesso.
Quel volto non gli apparteneva, né quella carne, né quegli occhi. Era improbabile che avrebbe rivisto di nuovo il proprio viso. Non aveva mai trascorso molto tempo a contemplare il suo volto preso in prestito, non avendo avuto molte possibilità né vanità. Mentre lo guardava, ora, non vedeva altro che Jimmy Novak, con gli occhi che lo contemplavano quasi accusatori, ma non c’era traccia di un’anima, era come se la sua grazia appassita stesse occupando un corpo vuoto.
Quando finalmente si rese conto ancora una volta dell’ambiente che lo circondava, trovò Bobby urlargli contro cercando di spingergli un rotolo di carta igienica in mano. Castiel lo prese, fissandolo confuso, poi notò il sangue. Premette la carta sul taglio, sussultando quando lo sentì pungere.
Bobby si lasciò sfuggire un lungo sospiro. “Forse mi limiterò a comprarti un rasoio elettrico.”
Castiel annuì distratto, facendo del suo meglio per non guardare il riflesso.




*****






“Sono migliori i rasoi elettrici comunque,” spiegò Dean più tardi. “Puoi impostarlo in modo che ti rimangano delle stoppie, e credimi, le signore amano le stoppie.”
Tenendo il telefono vicino all’orecchio, Castiel si appoggiò allo schienale, i vividi occhi azzurri che guardavano in lontananza. “Dean, pensi che dovrei ridare a Jimmy il suo corpo?”
“Cosa?” Dean esclamò incredulo. “E’ davvero possibile?”
“Non sono sicuro”, disse Castiel con parole lente e incerte. “Non ho più il potere di separarmi dalla mia nave, ma potrei essere in grado di sopprimere la mia coscienza in qualche modo, fargli prendere il sopravvento.”
“Così sarai bloccato dentro di lui, proprio come lui è bloccato dentro di te ora”, disse Dean, che suonava come se disapprovasse molto l’idea. “E poi cosa dovrebbe fare? Tornare alla sua vecchia vita?”
“Non ho più una missione qui sulla Terra e lui si merita di vivere.”
“Tu meriti di vivere, idiota”, lo rimproverò Dean. “E poi sei umano ora. Non hai bisogno di una missione. Libero arbitrio, ricordi?”
Castiel volle disperatamente che le cose fossero semplici come Dean le faceva sembrare. “La questione è puramente speculativa, in ogni caso. Non sono nemmeno sicuro che lui sia ancora vivo.”
“Che vuoi dire?”
Con una smorfia, Castiel cercò di trovare un modo per spiegare la connessione tra un angelo e la sua nave usando le limitate parole degli umani. “Non sono riuscito a raggiungere la sua anima come facevo di solito.”
“Così, è morto?”
“Probabile.”
“Quando?” Dean chiese, il tono confuso e preoccupato.
“Potrebbe essere successo quando sono morto o quando ho usato il sigillo su me stesso, non sono sicuro.” E lo preoccupava il fatto di non riuscire a ricordare esattamente quando aveva perso le tracce dell’anima di Jimmy. Alcune cose erano state diverse dopo che era morto, ma aveva creduto fosse a causa del fatto di essere stato tagliato fuori dal cielo. Dopo esser finito in ospedale senza alcun potere, il cambiamento era stato ancora più grande, ma c’era stata l’apocalisse da affrontare e poco tempo per fare un bilancio.
“Be’, credo significhi che sei fuori dai guai, allora”, disse Dean nell’evidente tentativo di restare positivo. “Non dovresti preoccuparti di questo, se è al sicuro in cielo.”
“Ma anche se non sono in grado di raggiungerlo, ci sono momenti in cui ancora sento la sua presenza”, spiegò l’ex angelo, ricordando gli occhi che aveva visto nello specchio quella mattina.
“Come se ti stesse perseguitando?”
Castiel aveva visto gli spiri dei morti, prima, quelli che si rifiutavano di andare con i mietitori, i frammenti delle loro anime arrabbiate legate a oggetti e luoghi. Era questo che si aggrappava a lui, ora?
“Sì”, rispose.
“Be’, mi dispiace Cass”, disse Dean con rammarico, “ma questo è un fantasma che non credo di poter eliminare.”
 
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Capitolo V







Castiel stava guardando tra i volumi nello studio di Bobby, quando trovò il notebook. Era incastrato fra la copia di un dizionario di greco antico e un libro sulle fiabe. L’inchiostro nero di note dettagliate e disegni accurati riempiva le pagine a righe, ma fu la scrittura stessa che fece fermare Castiel e lo lasciò con uno strano peso nel petto e un senso di oppressione in gola.
Ricordava di aver visto le stesse parole morbide e corsive riempire le righe di un altro libro quando Sam si sedeva chino su un tavolo, con la mano destra che scriveva costantemente e la sinistra che si muoveva di libro in libro. Ogni tanto, cercava di spingere indietro i lunghi capelli dal viso e faceva a Castiel una domanda, gli occhi pieni di aperta curiosità. Aveva sempre avuto domande e, a differenza di Dean, aveva apprezzato le risposte.
Castiel ricordò anche altre cose: il feroce sguardo d’acciaio di Sam quando aveva difeso la vita di un bambino appena conosciuto, una presenza tranquilla vicino al letto come Castiel recuperava dalla violenza del viaggio nel tempo, uno sguardo condiviso di comune preoccupazione quando Dean s’infuriava, una mano ferma sulla spalla, quando si ritrovò a ondeggiare per gli effetti dell’alcool, le parole di Castiel rivolte a Anna: “Sam Winchester è mio amico.”
Quando Castiel aveva sofferto per l’attacco alla sua grazia da parte della “Puttana” di Babilonia e anche per gli effetti persistenti della sua prima sbornia, era Sam che aveva trovato al suo fianco. Sam aveva messo da parte la rabbia e la paura per suo fratello, per essere sicuro che Castiel stesse bene.
Gli occhi di Castiel punsero dolorosamente e si asciugò il liquido che si era accumulato in essi. Lacrime, si rese conto, guardando accigliato l’acqua che scintillava sulla punta delle dita. Rifiutavano di fermarsi. Nonostante i suoi sforzi, le lacrime continuarono a rotolare giù per le guance. Caddero delle gocce che rovinarono le pagine del quaderno e, come espirò, l’aria sembrò fermarsi nel petto.
Dietro di lui si udì il cigolio della sedia a rotelle di Bobby.
“Cosa stai facendo, Piume?”
Castiel avrebbe risposto, ma la gola sembrava essersi dolorosamente chiusa in se stessa, lasciandolo senza voce.
“Cass?”
Quando il cacciatore si fermò accanto a lui, Castiel vide i suoi occhi andare al notebook, ancora stretto nelle mani dell’ex angelo. Bobby curvò le spalle e chiuse gli occhi, chinando la testa. Dopo un momento, fece un respiro profondo e stese le braccia verso l’alto, tirando con attenzione il libro dalle dita di Castiel prima di metterlo da parte.
“Lo so. Lo so”, disse con voce un po’ esitante, mentre colpiva delicatamente Castiel sul braccio. “Manca anche a me.”



********





“Ben è un ragazzo intelligente, molto intelligente”, annunciò Dean con un pizzico di orgoglio. “Ho cercato di dargli una mano con i compiti, ma non credo di essere stato di grande aiuto. Non è che io sia un granché in campo scolastico comunque.”
“Ho sempre ritenuto che tu sia abbastanza intelligente”, dichiarò Castiel.
“Grazie, credo. Pensavo che Ben fosse praticamente una mia copia carbone con tutte le auto d’epoca e il rock classico, ma in realtà libri e scuola erano sempre più…” Dean si fermò e si schiarì la gola. “Comunque, stavo solo cercando di aiutare Lisa e dopo tutto l’incidente col bullo, pensavo che aiutare con i compiti fosse una scommessa più sicura.”
“Incidente col bullo?”
“Stavo solo cercando di insegnargli a difendersi!” insistette Dean indignato. “Papà iniziò a insegnarmi questo genere di cose quando avevo sei anni. Non so come Lisa abbia affrontato tutta questa faccenda del genitore singolo e gestire anche un proprio gruppo di yoga. Ben potrebbe essere intelligente, ma è ancora una peste.”
“Tuo padre ce l’ha fatta.”
Dean sbuffò. “Papà fu fortunato che eravamo abbastanza intelligenti da badare a noi stessi. Non è che abbia fatto molto il genitore.”
“Aveva anche te a occuparti di Sam”, Castiel gli ricordò, sentendo ancora una volta un senso di oppressione in gola come i suoi pensieri si rivolsero di nuovo al giovane Winchester.
Dean rimase in silenzio all’altro capo della linea. Erano passate due settimane e Dean doveva ancora parlare di Sam. Non aveva nemmeno mai fatto il suo nome, e talvolta Castiel si chiedeva se Dean avesse deciso che dimenticare fosse semplicemente più facile.
“Prenderti cura di Ben ti ricorda di come ti prendevi cura di Sam quando era bambino?” chiese, sperando di riportare bei ricordi.
“Senti, possiamo non parlare di questo ora, o mai?” La voce burbera di Dean suonò anche un po’ più roca del solito. “Io… non posso…”
“Dean…”
“Devo andare.”
La comunicazione s’interruppe e Castiel mise giù il telefono con un sospiro.
L’ultima richiesta di Sam per lui era stata quella di prendersi cura di Bobby e Dean come meglio poteva e Castiel aveva espresso i propri dubbi. Ora, quei dubbi si erano dimostrati veri, come sembrava che non ci fosse nulla che potesse fare per aiutare Dean.
 
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view post Posted on 1/10/2012, 20:10
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Capitolo VI







Castiel guardò i diversi barattoli di salsa di pomodoro, mentre cercava di capire se gli piacevano i funghi. Esaminò l’elenco che teneva in mano dove “sugo per la pasta” era scritto inutilmente nella forte e inclinata scrittura di Bobby. In generale, l’intero elenco si era dimostrato inutile. Castiel aveva già trascorso quindi minuti a cercare di capire quale marca di burro avrebbe dovuto acquistare.
Quando prima aveva accompagnato Bobby a fare la spesa, si era semplicemente limitato a seguire da dietro il raccolto e il trasporto. Questa volta, il cacciatore aveva dichiarato che era giunto il momento per l’ex angelo di rendersi utile e gli aveva consegnato la lista prima di spingerlo fuori dalla porta. A Castiel non dispiaceva. Spesso sentiva il bisogno di uscire dai confini della casa e questo gli forniva sia una scusa sia una destinazione, ma non era sicuro di essere completamente pronto per la responsabilità di scegliere i generi alimentari.
Guardando da sopra i ripiani superiori, Castiel poteva vedere solo il cassiere di fronte. Il giovane stava fissando un piccolo schermo televisivo, ma continuava a lanciare a Castiel una rapida occhiata che sembrava strana. Gli sguardi erano iniziati dopo la seconda volta che Castiel aveva richiesto accurate indicazioni per trovare un elemento della lista. Aveva scoperto che alcune di quelle cose erano del tutto non identificabili. Non che non sapesse cosa fossero quegli alimenti. Si era imbattuto in una pletora di alimenti diversi durante le sue osservazioni dell’umanità. Semplicemente li trovava difficili da identificare nella loro attuale confezione dai colori vivaci.
Sull’etichetta del sugo per la pasta che conteneva i funghi, c’era una donna dai capelli grigi che gli stava dando un sorriso sconcertante. Castiel prese un barattolo senza funghi e lo mise nella cesta con gli altri generi alimentari.
Il cassiere lo servì lentamente, distratto a quanto pare dalla notizia che stavano mostrando in televisione.
“E’ strano,” commentò quando Castiel gli consegnò il denaro che Bobby gli aveva dato.
“Cosa c’è di strano?” chiese l’ex angelo, gentile.
“Tutti quei disastri che sono avvenuti, gli uragani, i terremoti, i vulcani. E ora questo.” Il cassiere fece un cenno al televisore, dove il telegiornale riportava una replica della Torre Eiffel fatta con scatole di fagioli. “Si sono fermati e basta. E’ come se ci fosse stata una guerra ed è finalmente finita.”
“La guerra è finita” rispose Castiel. “Lucifero è stato sconfitto e imprigionato ancora una volta.”
Congelato, il cassiere si fermò a fissarlo, la ricevuta e il resto che gli pendevano dalla mano tesa, come Castiel si rese conto che aveva di nuovo dimenticato di mentire.
“Già. Be’…” L’uomo gli consegnò in fretta il resto, la ricevuta e i generi alimentari. “Non sembri troppo felice.”
Accigliato, Castiel prese le buste e uscì, il campanello all’ingresso tintinnò quando lasciò il negozio. Fuori, il sole era alto e luminoso. Il mondo era pieno di erba fresca appena nata frammezzata dai colori vivaci dei fiori che stavano sbocciando. Quando Castiel s’incamminò lungo la strada, vide la gente indossare già i loro vestiti estivi, godendosi soddisfatti il tempo caldo, mentre liberamente andavano avanti con le loro vite.
La guerra era finita. Avevano vinto. Avevano portato a termine ciò che si erano prefissi di fare.
Non dovrebbe essere felice?
Il canto degli uccelli riecheggiò dagli alberi e Castiel guardò a terra per vedere la polvere ghiaiosa ricoprire gli stivali nuovi.


* * * * *





“Io non sono il padre di una sitcom televisiva”, affermò Dean con veemenza.
“Un cosa?” Chiese Castiel accigliato, mentre si sedeva sul letto e non per la prima volta desiderò che Dean la smettesse di usare costantemente riferimenti particolari.
“Sai”, spiegò Dean come se avrebbe dovuto essere ovvio a chiunque, ex angeli compresi. “Uno di quegli uomini con la testa calva e il ventre grasso che passano tutto il loro tempo in una poltrona sballata a bere e guardare la TV.”
Sentendosi solo leggermente più illuminato, Castiel scosse la testa. “Non credo che tu lo sia. L’ultima volta che ti ho visto avevi ancora i capelli.”
“Non è quello che pensa Lisa”
“Perché stai diventando calvo?”
“Non sto diventando calvo!” Dean urlò, per poi fermarsi a riprendere fiato, prima di continuare. “Lisa pensa che passo troppo tempo a bere e a guardare la televisione, che ho bisogno di uscire di casa.”
Castiel si raddrizzò, socchiudendo gli occhi. “Non sei uscito di casa?”
“Be’, no”, ammise Dean a malincuore. “Ma ho bisogno di tempo. Sono passate solo un paio di settimane. Non mi merito una pausa dopo tutto quello che ho passato?”
“Sì, ma non vedo come questo richieda stare a casa.” Le cose con Dean sembravano peggio di quanto si fosse reso conto. Castiel poteva non capire il processo di lutto degli esseri umani, ma limitarsi a un unico edificio non sembrava sano o utile.
“Lo faccio se ne ho voglia”, scattò Dean in risposta. “Tu hai speso il tuo tempo a fare cosa?”
Castiel esitò. Il più delle volte era troppo occupato a cercare di capire come vivere da essere umano, pensare a cosa avrebbe fatto con la sua nuova vita sulla Terra, ma il tempo passava, la questione appariva sempre più spesso in prima linea nella sua mente e lui non aveva ancora trovato una risposta.
“Leggo diversi libri. Faccio delle camminate. Sto seduto nel portico”, rispose, perché era quello che gli sembrava di fare nella maggior parte del suo tempo libero.
Dean sbuffò e Castiel poteva quasi vederlo roteare gli occhi. “E’ così che hai intenzione di trascorrere la tua esistenza umana? Pensavo di averti insegnato meglio.”
Castiel strinse i denti gli uni contro gli altri e con un po’ della sua ira, una volta celeste, gli rispose: “E passare il tempo a guardare la televisione e bere grandi quantità di alcol sarebbe meglio?”
La linea restò in silenzio per un attimo, prima che Dean parlò di nuovo. “Va bene, forse porterò Ben fuori per un hamburger o qualcosa del genere.” Sembrava ancora scontroso, ma anche un po’ contrito. “Ma è solo perché sto cercando di dare il buon esempio”, insistette.
“Certo”, rispose Castiel.
 
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view post Posted on 28/10/2012, 19:24
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Capitolo VII







Castiel si trovava al piano di sopra quando accadde. Stava vagando fra delle scatole polverose, indagando il contenuto di una delle tante fatiscenti stanze della casa piene di spazzatura, quando uno schianto riecheggiò e si diffuse dal basso. Corse subito fuori, immagini di demoni e angeli che strisciano in cerca di vendetta per la testa, mentre scendeva di corsa le scale.
Scoprì che Bobby era sdraiato sul pavimento dello studio accanto alla sua sedia a rotelle rovesciata, circondato dal contenuto di una libreria vicina.
Castiel si inginocchiò accanto a lui e gli mise una mano sulla spalla. “Bobby, stai bene?”
“Non mi toccare!” gridò Bobby, spingendo indietro l’ex angelo, sbilanciandolo fino a farlo cadere sul suo didietro.
“Bobby?”
“Sto bene”, insistette il cacciatore, mentre si spingeva sul pavimento verso la sua sedia.
Congelato per un momento, Castiel guardò Bobby lottare; poi, alzandosi in piedi, iniziò a raccogliere alcuni libri dal pavimento.
“Lascia stare”, esclamò Bobby bruscamente, alzandosi in una posizione seduta con l’aiuto della sedia rovesciata.
“Stavo solo…” iniziò Castiel a denti stretti.
“Non puoi aiutare. Non puoi fare nulla. Solo vattene!”
Socchiudendo gli occhi, Castiel lasciò cadere i libri e si voltò di scatto in direzione della porta principale. La fece sbattere rumorosamente alle sue spalle, sovrastando il tambureggiare dei suoi passi come corse giù per le scale.
Vagando senza meta, si insinuò tra i relitti del cantiere. Riuscì a fare il giro della casa più volte prima di raggiungere qualcosa al di là della furia senza parole. Fu il desiderio di distruzione che alla fine lo fece fermare. Guardò una delle tante auto abbandonate, la vernice arrugginita e le porte ammaccate, le ruote mancanti e i vetri rotti, e si ritrovò a chiudere il pugno e tirarsi indietro come se volesse colpirla.
Guardò la fragile carne rugosa che gli copriva la mano. Una volta avrebbe potuto schiacciare quelle vuote costruzioni in metallo con poco sforzo. Non avrebbe avuto nemmeno bisogno di toccarle.
Tra una rabbia inquieta e una speranza disperata, alzò la mano, due dita sollevate e indicò le auto scartate. Cercò in profondità dentro di sé alla ricerca del potere che gli apparteneva, un potere familiare e così tanto una parte di lui che di norma avrebbe potuto accedervi senza nemmeno un pensiero.
Il suo respirò accelerò e un qualche tipo di dolore iniziò a crescere in mezzo agli occhi. Per un attimo gli parve di sentire una scintilla nel suo petto, un residuo di chi era stato un tempo.
Ma le auto rimasero completamente immobili.
Le sue spalle si abbassarono e lasciò cadere il braccio. Voltandosi, iniziò ancora una volta a camminare tra i relitti senza una meta. In quel momento, qualcosa gli solleticò il labbro superiore e si asciugò distrattamente, sorpreso di trovare una piccola macchia di sangue ora spalmata su tutta la mano. Ignorandola, continuò ogni tanto a tirare irritato il colletto della camicia.


****





“Bobby starà bene”, disse Dean dopo che Castiel gli aveva spiegato quello che era accaduto.
“Si è proprio infuriato, ostile testa di cazzo” dichiarò Castiel in modo inequivocabile, scoprendo di avere ancora un residuo della rabbia di quel pomeriggio.
“Sì, be’, per lui è normale.”
L’ex angelo emise un borbottio senza parole.
Dean sospirò. “Certo, può essere un po’ irritante. Ma questo è solo il suo modo di fare.”
“Stavo cercando di aiutare.” Considerando che non c’era molto che potesse fare per aiutare qualcuno nel suo stato attuale, non c’era da meravigliarsi che si fosse infuriato quando la sua offerta di aiuto era stata accolta con la rabbia e un insulto.
“A volte non si può.”
“Ed era necessario inveire contro di me?”
“Probabilmente era solo imbarazzato,” spiegò Dean. “Forse ha bisogno di un po’ di spazio. Non è abituato a condividere la casa, soprattutto con un ex angelo. Ho cominciato a dare un po’ di spazio a Lisa andando in un bar un paio di volte a settimana”, aggiunse, come se per lui andare in un bar fosse difficile e lo faceva per un atto di carità.
“Quindi dovrei andare in un bar?” L’alcol sembrava essere la risposta di Dean a tutto, anche se doveva ammettere che raramente Bobby era meglio al riguardo. Castiel ricordava che l’alcol lo aveva aiutato una volta, quando aveva realizzato che tutta la fiducia riposta nel padre era stata una cosa stupida come tutti avevano sempre sostenuto e lui aveva bevuto un negozio di liquori. Non aveva portato via tutto il dolore, ma per un po’, aveva lasciato il mondo in uno strano stato confuso, rendendolo molto più facile da affrontare.
“O da qualsiasi altra parte. Senti, Bobby ha le sue cose da affrontare, ma saprà gestirle a modo suo e starà bene. L’uomo è una roccia,” disse Dean con convinzione. “Lui è l’unico su cui posso contare per gestire le cose.”
Castiel rimase in silenzio, decidendo che era meglio non informare Dean sul fatto che, dopo ore passate a girovagare per il cantiere, Castiel era rientrato per trovare l’uomo che Dean aveva definito una rocca svenuto alla sua scrivania con due bottiglie vuote, una pistola familiare e un proiettile solitario.
 
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view post Posted on 21/11/2012, 18:18
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Capitolo VIII



Il ronzio nelle orecchie era tornato. Solo che non era esattamente un ronzio. Era più simile al mormorio di mille voci in costante salita e discesa, ma non importa quanto forti gli giungessero, Castiel non riusciva a capire cosa stavano dicendo. L’Host Celeste se ne era assicurato quando lo avevano tagliato fuori. Non era sicuro se il mormorio che sentiva era una svista da parte loro o se fosse progettato per tormentarlo. Tutto quello che sapeva era che quando le discussioni dei suoi fratelli diventavano agitate, lui lo sentiva, e gli dava il mal di testa.
Il bagno al piano di sopra aveva un armadietto sopra il lavandino dietro a un vecchio specchio scheggiato. Castiel lo aprì, evitando la sua immagine riflessa ed esaminando attentamente le varie bottiglie e pacchetti allineati sugli scaffali, finché non trovò quello con il nome che stava cercando. L’etichetta sulla bottiglia dell’aspirina era logora e scrostata, ma riuscì a prenderne il dosaggio corretto. Dean gli aveva detto di buttare giù l’intera bottiglia quando gli aveva dato gli antidolorifici per la sua prima sbornia, ma questo era stato prima e Dean era incline all’esagerazione.
Castiel prese in mano due pillole e le guardò, desiderando per un attimo che potessero fermare anche le voci, ma nonostante il dolore, sapeva che il silenzio avrebbe potuto essere anche peggio, spegnendo l’ultima connessione con i suoi fratelli.
Si chiese cosa stessero facendo ora, se stessero combattendo tra loro o se avessero trovato uno scopo ad unirli. Era possibile che Raphael si fosse fatto avanti per colmare l’assenza di Michael, ma la leadership non era mai stato il suo punto forte. Invece, lui era la ragione per cui Castiel definiva gli arcangeli come forze della natura. Era forza, pura e naturale. Forse era meglio se fossero rimasti a combattere tra loro, in modo da lasciare in pace la Terra ed era meno probabile che avrebbero cercato di rintracciarlo.
Castiel non sapeva nemmeno quanti di loro conoscevano la verità sull’assenza di Dio e gli sforzi per portare l’apocalisse. La maggior parte dei suoi fratelli erano stati manipolati come lui, legati alla fede e all’obbedienza, ma la caduta di Michael all’inferno e l’ingiustificata fine dell’apocalisse avrebbero portato molti dubbi. Molti dei compagni della sua guarnigione avevano…
Fermò quel pensiero. Aveva deciso subito dopo la sua ribellione di non considerarli più suoi compagni. Non potevi considerare qualcuno un amico, quando avrebbe potuto essere mandato ad ucciderti, quando sarebbe potuto essere necessario ucciderlo. Aveva pensato di avvicinarsi ad alcuni di loro per ottenere informazioni, ma aveva deciso che sarebbe stato troppo pericoloso. Da quando Uriel aveva cercato di ucciderlo, non era stato difficile dubitare di tutti coloro di cui una volta si era fidato.
Questa era la strada giusta. Aveva preso la decisione giusta, lo sapeva, ma questo non lo rendeva più facile, sapendo che mai avrebbe potuto tornare a casa o stare tra i suoi simili ancora una volta.
Ingoiò le pillole con una smorfia e attese.
Il dolore non andò via.
Rileggendo l’etichetta sulla bottiglia, Castiel vide che potevano volerci almeno venti minuti prima che funzionassero, lente ovviamente come tante altre cose umano sembravano esserlo. Sospirando, rimise a posto la bottiglia nell’armadietto e si mosse verso la porta del bagno. Quando la raggiunse, si voltò e poi prese altre due pillole dalla bottiglia e svelto ingoiò anche loro.


******






“Dean? Dean!”
“Sì…scusa. Che c’è?” farfugliò la voce dall’altro capo della linea.
Castiel aggrottò la fronte. “Sei ubriaco?”
“Nah. Non sono ubriaco”, rispose Dean. “Sono proprio sbronzo. E ci vuole un’infinita quantità di alcol per farmi sentire così, lasciatelo dire.”
“Cosa è successo? Stai bene?”
“Cosa è successo? Mio fratello è morto ed è andato all’inferno. Questo è successo! Quindi no, non sto bene!” Alla fine della sua filippica il più grande dei Winchester stava urlando, costringendo Castiel ad allontanare il ricevitore dall’orecchio. “Sai cosa ha detto Lisa oggi? Sai cosa ha detto? Ha detto: ‘Almeno lui è in un posto migliore’” La risata di Dean parve un orribile suono di morte.
“Dean, lei non lo sa.” rispose Castiel con calma e voce bassa.
“Lo so. Naturalmente, so questo. So anche esattamente dove è Sam e cosa gli stanno facendo. Lo hanno fatto con me. Merda, l’ho fatto io con altre persone. Ora, mi sveglio urlando la notte perché ho incubi su di me che torturo mio fratello!”
Castiel non aveva bisogno di ricordare cosa era successo all’inferno o i ricordi di Dean. Aveva già visto entrambi. “Dean, mi… mi dispiace”, rispose, incapace di pensare a nient’altro da dire.
“Sì? Beh, fottiti,” rispose Dean, ma c’era più stanchezza che veleno nella sua voce. “Poi tu mi dirai che va tutto bene, proprio come Bobby sta bene, proprio come tu stai bene.”
Castiel rimase in silenzio.
Dall’altro capo della linea giunse il rumore di un movimento e il cigolio del cuoio. “Sai, dormire nell’Impala non è comodo come ricordavo.”
“Perché stai cercando di dormire nella macchina?” chiese Castiel confuso. “Te ne sei andato? Lisa ti ha buttato fuori?”
“Più o meno.”
“Scusa?”
Dean sospirò. “Non posso stare a casa quando sono ubriaco. Quindi sto passando la notte in macchina nel vialetto. Così non sto rompendo la promessa fatta a Sam, vedi? Resto e vivo la mia bella e normale vita tipicamente americana, proprio come avevo promesso, Sam.”
“Dean…”
“Potrei essere sbronzo, ma mantengo la mia promessa.” La voce di Dean stava divenendo più morbida, come se fosse sul punto di addormentarsi.
“Forse dovrei riagganciare”, disse incerto Castiel.
“No”, gridò Dean, improvvisamente sveglio ancora una volta. “Devi promettermi una cosa. Devi fare anche tu una promessa.”
“Va bene.”
“Promettimi che non diventerai un guru dell’amore strafatto.”
Castiel non riusciva a capire se quello fosse un altro dei riferimenti bizzarri di Dean o se la sua mente era semplicemente influenzata dall’alcol. “Un cosa?”
“Promettilo!” chiese Dean vicino alla disperazione. “Ho bisogno… ho bisogno… ho bisogno che tu sia tu.”
“Te lo prometto, Dean”, rispose Castiel con quanta sincerità possibile, pur non sicuro di ciò che stava promettendo.
“Ok. Bene. Va bene.” La sua voce si spense nel silenzio e ben presto l’unico rumore che giungeva dal telefono era il suono di Dean che russava.
 
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view post Posted on 4/1/2013, 20:23
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Capitolo IX




Castiel sfiorò con le dita la ruvida carta ingiallita, mentre delicatamente girava la pagina del libro, ma constatò che i suoi occhi non volevano concentrarsi sul testo che la ricopriva. Allungò le ossa indolenzite e si spostò in una posizione più comoda, prima di riprovare. La lingua sumera era facile per lui così come qualsiasi altra lingua ed era arrivato a metà pagina solo per ritrovarsi distratto da un prurito al ginocchio. Si grattò irritato.
Si chiese che cosa avrebbe fatto adesso se fosse stato ancora un membro della sua guarnigione. Osservare? Fare la guardia? Combattere? Ora, lui leggeva, cucinava, comprava alimentari, faceva il bucato, tutte misere, inutili cose umane. Aveva assediato l’inferno, combattendo migliaia di demoni, aveva visto le montagne sorgere e sprofondare nell’oceano, aveva volato da un polo all’altro e tra le stelle, e qui leggeva un libro che diceva più spesso cose sbagliate che giuste.
Cambiando di nuovo posizione sulla sedia, Castiel si grattò la guancia e poi si strofinò il petto. La costante sensazione di vestiti contro la sua pelle era irritante e la pelle stessa lo faceva sentire stretto e vincolato.
“Tutto bene, Piume?”, chiese Bobby, da dove era seduto alla sua scrivania dall’altra parte della stanza. “Ti comporti come se avessi le formiche nei pantaloni o qualcosa del genere”.
Castiel roteò gli occhi all’incessante bisogno dell’uomo di utilizzare metafore bizzarre. Almeno le metafore di Bobby erano più comprensibili di quelle usate da Dean.
“Sto bene”, borbottò l’ex angelo con un brutto temperamento. “Sono solo annoiato”.
Bobby alzò un sopracciglio. “Be’, forse è il momento che trovi qualcosa da fare con la tua vita, a meno che tu non voglia farmi compagnia per il resto dei miei giorni”.
“E cosa dovrei fare con la mia vita?”, Castiel gettò da parte il libro che stava cercando di leggere. “Cosa potrei mai fare di lontanamente utile in questo stato?”.
“Giusto, perché un essere umano non potrebbe mai fare nulla che sia lontanamente importante quanto le funzioni di un angelo del Signore”, ribatté Bobby sarcastico.
“Molto di quello che fate non ha senso e realizzate poco”.
“Be’, dipende dal tuo punto di vista, no?”, disse Bobby, la voce gelida e in rapido riscaldamento. “Forse, se tiraste fuori dalle nuvole celesti la vostra alta e possente testa, capireste che non ci vogliono i poteri di un angelo per fare del bene in questo mondo e quello che tu consideri poco è tanto per noi umani!”.
Castiel non si prese la briga di rispondere. Si limitò a scuotere la testa e a uscire dalla stanza, continuando a strofinarsi il petto con irritazione.

****



“Mi dispiace per ieri sera”, disse Dean più tardi.
“Non c’è bisogno di scusarsi”, insisté Castiel. Era stato più preoccupato per il fatto che Dean fosse ubriaco che per il modo in cui si era comportato. Era contento che l’ex cacciatore paresse molto più sobrio quella sera.
Dean si lasciò sfuggire una risatina imbarazzata. “Non sono neanche sicuro di quello che ho detto. Ricordo solo di averti chiamato e di farneticare su alcune cose. Immagino che tutto questo deve avermi colpito un po’”.
“Ma tu stai meglio, ora?”.
“Sì, credo”, rispose Dean con tono esitante. “Ho passato metà della giornata con la madre di tutti i postumi di una sbornia e l’altra metà cercando di aggiustare le cose con Lisa”.
“E’ arrabbiata con te?”.
Dean sbuffò. “Sono tornato a casa ubriaco fradicio e delirante sull’inferno, spaventando lei e Ben. Già, direi che è abbastanza incazzata.”
“Sono sicuro che è solo preoccupata”. Almeno, Castiel sperava fosse così se avesse davvero a cuore Dean.
“Forse”, rispose Dean, poco convinto. “Ho provato a pulire la casa per scusarmi, ma dubito abbia aiutato molto. Ho passato mezz’ora solo cercando di lavare le maledette macchie sugli specchi. Lo sapevi che c’è un diverso tipo di prodotto per la pulizia di ogni parte della casa?”.
“No. Ho appena imparato a fare il bucato”. Era una delle tante cose che Bobby gli aveva insegnato di recente ed era, secondo Castiel, una delle più noiose.
“Il bucato è facile rispetto a tutta la casa maledetta”, si lamentò Dean. “Spero di non aver fatto troppi danni. Ho tipo rotto l’aspirapolvere, ma sono riuscito a farla funzionare di nuovo. Non sono pratico con tutta questa merda domestica”.
“Nemmeno io, ma pare essere una parte necessaria della vita umana”. A volte sembrava essere tutta la vita umana. Tanto tempo trascorso a combattere il continuo disordine del mondo e il proprio corpo mortale. Castiel si massaggiò stancamente la fronte.
“Questo è il prezzo che paghiamo per la normalità?”, chiese Dean comprensivo.
“Così pare”.
Dean si lasciò sfuggire un sospiro stanco. “Potrebbe andare peggio. Potevo restare bloccato con un’impresa di pulizia, passare tutto il tempo in ufficio e guidare una Prius”.
“Sì”, rispose Castiel, vagamente d’accordo, ma al momento non riusciva a capire come la loro vita fosse preferibile.
 
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LaTuM
view post Posted on 24/1/2013, 23:54




Oh! Finalmente sono riuscita a leggermi questa fanfiction tradotta, cosa che era sulla mia to read list da tempo immemore!
Comunque!
E' indubbiamente una storia molto carina, i capitoli sono brevi ma comunque pieni e l'aspetto che maggiormente mi piace è il modo in cui l'autrice dedica ogni capitolo a una nuova scoperta del mondo degli esseri umani da un Castiel non più angelo che deve cercare di vivere come un qualunque essere umano. E le telefonate con Dean a fine giornata per ''raccontargli'' cosa ha fatto e quali sono stati i suoi progressi da angelo caduto sono veramente carini anche se pure un po' tristi perché c'è una malinconia sottostante... in fondo casa di Lisa non è il posto di Dean.
La traduzione è ben fatta, scorrevole e piacevole... forse ci sono un paio di forme che portano ancora una lieve traccia d'inglese che emerge, ma sono cose che nota una (preparati a ridere) esperta del mestiere XD
Ti posso assicurare che il lavoro è davvero buono!
Complimenti per la traduzione e la scelta della storia, mi sta piacendo molto =)
 
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view post Posted on 26/1/2013, 16:17
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CITAZIONE (LaTuM @ 24/1/2013, 23:54) 
Oh! Finalmente sono riuscita a leggermi questa fanfiction tradotta, cosa che era sulla mia to read list da tempo immemore!
Comunque!
E' indubbiamente una storia molto carina, i capitoli sono brevi ma comunque pieni e l'aspetto che maggiormente mi piace è il modo in cui l'autrice dedica ogni capitolo a una nuova scoperta del mondo degli esseri umani da un Castiel non più angelo che deve cercare di vivere come un qualunque essere umano. E le telefonate con Dean a fine giornata per ''raccontargli'' cosa ha fatto e quali sono stati i suoi progressi da angelo caduto sono veramente carini anche se pure un po' tristi perché c'è una malinconia sottostante... in fondo casa di Lisa non è il posto di Dean.
La traduzione è ben fatta, scorrevole e piacevole... forse ci sono un paio di forme che portano ancora una lieve traccia d'inglese che emerge, ma sono cose che nota una (preparati a ridere) esperta del mestiere XD
Ti posso assicurare che il lavoro è davvero buono!
Complimenti per la traduzione e la scelta della storia, mi sta piacendo molto =)

Grazie! Mi fa così piacere ricevere un parere da chi se la intende! Sì, infatti temevo che qualcosa dall'inglese potesse essere rimasto, anche perchè alcune espressioni sono difficili da riportare e io tendo ad essere letterale xD Però spero di migliorare! E grazie ancora per il bellissimo giudizio! ^_^
 
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view post Posted on 6/2/2013, 15:21
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Capitolo X



“Cosa diavolo pensi di fare?”
Castiel si prese un momento per osservare come Bobby appariva piuttosto piccolo dal suo attuale punto di vista. Il cacciatore si era spostato a una decina di metri circa lontano da casa per avere una vista migliore e Castiel poteva solo intravedere l’occhiataccia che gli stava lanciando.
“Ammiro la vista”, disse, spostandosi con attenzione sul tetto in una posizione più comoda e tornando a guardare la terra e il cielo che si stendevano di fronte a lui.
“Sei fuori di testa, tu idiota cervello di gallina?”
“La tua casa è piccola e limitante. Avevo bisogno di uscire”, rispose Castiel nel tentativo di dare voce all’inquietudine che lo aveva portato a strisciare fuori dalla finestra del bagno al piano superiore e salire sul punto più alto del tetto. Si strofinò i muscoli tesi del collo e si grattò distrattamente il petto.
Con le mani serrate sulle ruote della sedia, Bobby gridò di rimando: “Di solito, quando qualcuno vuole uscire, va a farsi un giro. Non cerca di rompersi il collo!”.
“Non ho alcuna intenzione di rompermi il collo”.
“Cosa che potrebbe essere mille volte più facile da fare senza il whisky!”.
Castiel guardò la bottiglia in precario equilibrio sul tetto accanto a lui, una di quelle che prima aveva preso dall’abbondante scorta di liquori del cacciatore. Si era quasi dimenticato che fosse lì, anche se non del tutto dato che era ormai piena solo per metà e lui era sicuro che fosse stata intera quando aveva iniziato la sua scalata.
Bobby parlò di nuovo, iniziando a preoccuparsi. “Se vuoi bere, almeno sii ragionevole e fallo dentro”.
“No”, rispose Castiel, bevendo un sorso di whisky per dimostrare il suo disaccordo.
“Idiota, non hai più le ali. Se cadi, non puoi volare. Scendi!”.
Castiel deglutì pesantemente e mise giù la bottiglia. “Perché non ti alzi da quella sedia, sali qui e mi fai scendere?”.
Bobby lo guardò in cagnesco da sotto la tesa del berretto. Le sue labbra erano tirate in una linea sottile, la mascella stretta. “Va bene. Rimani lì, ma se sei ancora vivo dopo aver toccato il suolo, puoi chiamarti l’ambulanza da solo!”.
Non preoccupandosi di guardarlo mentre se ne andava, Castiel volse gli occhi alla linea dell’orizzonte.
Il grido di un’aquila squarciò l’aria all’improvviso e lui alzò lo sguardo per vederla piombare su di lui e catturare il vento ad ali spiegate. Cercò di prendere il whisky, ma nel farlo lo fece cadere. La bottiglia rotolò giù per il tetto e cadde oltre il bordo, fracassandosi contro la terra sottostante, dove si era formata una pozza scura piena di frammenti di vetro.



*******





“Stai bene?”, chiese Dean. “Sembri un po’…”.
“Sto bene”, disse Castiel laconicamente. L’effetto del whisky che aveva bevuto prima era scomparso e lui iniziava a sentire una leggera sbornia. Nonostante le convinzioni di Bobby, non si era rotto l’osso del collo ed era riuscito a scendere dal tetto con solo pochi passi falsi.
“Va bene. Va bene”, rispose l’ex cacciatore. “Lisa e io abbiamo parlato un po’ ieri”.
“Sì”.
“A dire il vero, è stato un discorso un po’ lungo. Sai come sono le donne”.
“No”. La sua prima incursione nel mondo della donna umana e del sesso si era dimostrata abbastanza disastrosa e lui non era interessato a riprovare in futuro. Suppose che avrebbe dovuto. Dean pareva trovare in loro una distrazione, ma Castiel sembrava incapace di richiamare l’entusiasmo per questo cose al momento.
“Oh, giusto. Immagino di no”. Dean si schiarì la gola e spostò la conversazione in una direzione diversa. “Be’, alla fine ho deciso di trovarmi un lavoro. Visto che devo vivere questa vita tipicamente americana, suppongo che ho bisogno di iniziare a vivere”.
“Questo è vero”.
“Sto pensando di fare il meccanico o qualcosa del genere. Lisa pensa che potrei fare qualcosa di più, ma non è che abbia molte qualifiche”. Dean si lasciò sfuggire un lungo sospiro. “Non so come finiranno le cose tra me e lei. Potrei essermi gettato nella sua vita un po’ troppo veloce. Ho tipo bisogno di vedere come vanno le cose”.
“Capisco”.
Ci fu una pausa e poi Dean chiese: “Sei sicuro di stare bene? Voglio dire, non sei mai stato un grande chiacchierone, ma stasera sei praticamente monosillabico”.
“Sono… sono solo stanco”, rispose Castiel, sebbene la parola sembrasse inadeguata per esprimere come si sentiva davvero.
“Va bene…” disse Dean con tono perplesso. “Mi sa che ci sentiamo domani, allora”.
“Va bene”.
Chiusa la telefonata, Castiel posò il telefono sul comodino accanto a lui. Fissò il soffitto, ma solo per un momento prima di alzarsi e dirigersi verso la finestra a est della stanza. La vista delle stelle al di là del vetro macchiato allievò l’oppressione delle mura che lo circondavano, ma fece ben poco per facilitare la pressione della carne che lo teneva rinchiuso. Si passò le unghia sulle braccia nude, prima di spostarle sul suo sterno, le sottili e bianche cicatrici dei sigilli spiccavano crudamente contro la pelle arrossata.
 
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LaTuM
view post Posted on 6/2/2013, 23:15




Cas umano appollaiato sul letto che guarda nostalgico un'aquila e ancora porta le cicatrici del sigillo enochiano che è inciso sul petto.
Oh, povero cucciolo Cas!
Credo di aver già letto questa storia in inglese, perché nella mia memoria a lungo termine stanno riaffiorando dei ricordi di una possibile evoluzione della trama, ma sicocme sono troppo stanca per vedere se era lei o meno, mi godrò con calma la tua traduzione.
Questo capitolo a livello di traduzione l'ho trovato pià preciso degli altri, non ho riscontrato particolari somiglianze con la struttura inglese e ciò è sempr eun poacere.
Brava carissima!
 
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view post Posted on 7/2/2013, 15:52
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CITAZIONE (LaTuM @ 6/2/2013, 23:15) 
Cas umano appollaiato sul letto che guarda nostalgico un'aquila e ancora porta le cicatrici del sigillo enochiano che è inciso sul petto.
Oh, povero cucciolo Cas!
Credo di aver già letto questa storia in inglese, perché nella mia memoria a lungo termine stanno riaffiorando dei ricordi di una possibile evoluzione della trama, ma sicocme sono troppo stanca per vedere se era lei o meno, mi godrò con calma la tua traduzione.
Questo capitolo a livello di traduzione l'ho trovato pià preciso degli altri, non ho riscontrato particolari somiglianze con la struttura inglese e ciò è sempr eun poacere.
Brava carissima!

Awww, grazie! In effetti, sto cercando di "distaccarmi" un po' dalla traduzione letterale, preferendo concentrarmi più sul senso della frase in modo da darle comunque una buona struttura in italiano. Sono contenta che la traduzione di questo capitolo risulti più precisa rispetto alle altre, significa che sto migliorando! Grazie ancora, sei stat gentilissima! :wub:
 
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LaTuM
view post Posted on 7/2/2013, 19:40




Un consiglio da """esperta""" che mi ripeto sempre anch'io: tieni sempre presente il termine EQUIVALENZA. Ciò che è scritto in inglese non deve essere riportare tale e quale in italiano, ma ciò che viene detto sì.
E' come 1000 metri e 1 chilometro, stessa distanza espressa con due misure diverse =)

Traduci comunque bene e i calchi li avevo notati io, ma ti assicuro che sono davvero una percentuale ridottissima =)
 
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20 replies since 28/8/2012, 19:51   575 views
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