Practically Human

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bacinaru
view post Posted on 7/9/2012, 21:52 by: bacinaru
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Capitolo III



Il negozio odorava di naftalina e detersivi per il bucato. Castiel guardò un lungo scaffale di abiti multicolore, rovistando incerto tra le camicie. Aveva provato a chiedere a Bobby cosa sarebbe opportuno per lui da indossare, ma il cacciatore era stato poco disponibile. Bobby gli aveva detto che anche se lui pagava i vestiti, non aveva alcuna intenzione di essere il suo personale consulente di moda, e ora stava girando tra le pile di pezzi elettronici rotti dall’altra parte del negozio.
Tirando fuori una camicia a quadri marrone, Castiel la studiò pensieroso. Era simile ai vestiti che Bobby indossava di solito. Sembrava abbastanza appropriato, ma non si sentiva giusto. Messa a posto la camicia, l’ex angelo si trovò attratto da un altro scaffale contenente un’assortita selezione di abiti. Forse era più opportuno indossare vestiti simili a quelli di Jimmy. Dopotutto, quelli erano ciò cui era abituato.
Ma lui non era Jimmy.
Castiel vagò senza meta per il negozio e cominciò a raccogliere vestiti a caso prima di fermarsi in uno spogliatoio. Provò in fretta ciascun pezzo, guardando appena il proprio riflesso prima di passare a quello successivo. Gli abiti che gli sembravano giusti finirono in una pila. Tutti gli altri furono scartati in un secondo.
Alla fine, si ritrovò con tre paia di jeans e una dozzina di camicie semplici e T-shirt nere, grigie o in neutre sfumature di verde o blu. All’ultimo minuto, afferrò un cappotto grigio scuro, dal momento che il suo trench era ancora macchiato di sangue. Avrebbe dovuto chiedere a Bobby come pulirlo.
Bobby guardò il mucchio di vestiti tra le braccia di Castiel, alzò un sopracciglio e poi si lasciò sfuggire uno sbuffo. “Solo mettiti in fila così posso pagare. Probabilmente avremo bisogno di prenderti anche un buon paio di stivali.”
Guardando giù le scarpe in pelle di Jimmy che spuntavano da sotto i vecchi jeans di Dean, Castiel si chiese cosa c’era di sbagliato con loro.
Dopo aver pagato ed essere usciti dal negozio, gli occhi di Castiel furono attirati da una vecchia donna che camminava lentamente lungo il marciapiede, ogni passo sostenuto da un bastone in alluminio. Sembrava essere una tipica donna della sua età con diradati capelli bianchi, una magra schiena curva e fragili arti artritici. La sua anima splendeva della calda luce arancione di una lampada che era già stata bruciata del tutto.
E c’era un mietitore che la seguiva da dietro a un piede di distanza.
Come Castiel li sorpassò, il mietitore voltò la testa con un movimento rigido, come fosse una marionetta di legno, e quando i loro occhi si incontrarono, l’ex angelo si trovò a guardare nelle antiche orbite scavate. Riuscì a mantenere lo sguardo solo per un momento prima di distoglierlo. Quegli occhi gli ricordavano le ossa vecchie e fragili e le tombe polverose. Si chiese che cosa aveva visto il mietitore, se fosse riuscito ad intravedere un qualsiasi granello di grazia che ancora risiedeva dentro di lui.
Mentre il mietitore si concentrava ancora una volta sul compito assegnatogli, Castiel sentì un brivido involontario corrergli lungo la colonna vertebrale, quando si rese improvvisamente conto che un giorno un mietitore sarebbe potuto arrivare anche per lui.


*****




“Un mietitore?” disse Dean al telefono quella notte. “E l’hai solo lasciato andare dietro a quella vecchietta?”
L’ex angelo gettò lo sguardo verso l’alto. Era una reazione automatica di cui ancora doveva liberarsi. Deliberatamente, costrinse gli occhi indietro. “Che cosa volevi che facessi?” chiese a Dean.
“Be’, avresti potuto metterla in guardia per cominciare.”
“E farla morire dalla paura?” l’ex angelo scosse la testa, anche se Dean non poteva vederlo. “Era il suo tempo. Aveva 84 anni e stava per morire in pace per un attacco cardiaco nel suo salotto. I suoi nipoti la troveranno domani mattina. Saranno tristi per un po’, ma presto impareranno ad accettarlo.”
“Um… Cass? Come fai a sapere tutte queste cose?”
“Ho letto la sua anima,” rispose Castiel come se fosse ovvio.
Dean si schiarì la gola. “Lo sai che i normali esseri umani non sanno leggere le anime, o vedere mietitori anche.”
“Sì,” disse Castiel, anche se a volte lo dimenticava.
“Huh.” Ci fu una pausa prima che Dean continuasse. “I tuoi poteri potrebbero essere scarichi, ma non sei esattamente un essere umano, vero?”
“Sto cercando di esserlo,” insisté l’ex angelo.
“Giusto.”
Rimasero tutti e due in silenzio prima che Dean parlò di nuovo.
“Sai cosa accadrà la prossima volta che muoio? Voglio dire, andrò in Paradiso o gli angeli mi faranno tornare all’inferno a calci in culo, dopo tutto quello che ho fatto?”
“Tecnicamente, dovresti in automatico andare in cielo, non importa ciò che gli angeli desiderano, ma una volta lì… con l’assenza di Michael, è probabile che il cielo sia ridotto al caos e all’anarchia.” Migliaia di angeli senza profezie da seguire, nessun leader a dire loro cosa fare, e nessun Dio. Chaos era un eufemismo, ma non era un problema di Castiel. Non sarebbe tornato. Nemmeno un mietitore sarebbe stato in grado di portarlo lì.
“A volte, vorrei che non ci fosse vita dopo la morte, né cielo, né inferno,” disse Dean, la sua voce roca che si dissolveva in un sussurro. “Che finisse soltanto. A volte vorrei solo che tutto finisse.”
E Castiel si ritrovò incapace di essere in disaccordo.
 
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