Practically Human

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bacinaru
view post Posted on 19/9/2012, 19:15 by: bacinaru
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Capitolo V







Castiel stava guardando tra i volumi nello studio di Bobby, quando trovò il notebook. Era incastrato fra la copia di un dizionario di greco antico e un libro sulle fiabe. L’inchiostro nero di note dettagliate e disegni accurati riempiva le pagine a righe, ma fu la scrittura stessa che fece fermare Castiel e lo lasciò con uno strano peso nel petto e un senso di oppressione in gola.
Ricordava di aver visto le stesse parole morbide e corsive riempire le righe di un altro libro quando Sam si sedeva chino su un tavolo, con la mano destra che scriveva costantemente e la sinistra che si muoveva di libro in libro. Ogni tanto, cercava di spingere indietro i lunghi capelli dal viso e faceva a Castiel una domanda, gli occhi pieni di aperta curiosità. Aveva sempre avuto domande e, a differenza di Dean, aveva apprezzato le risposte.
Castiel ricordò anche altre cose: il feroce sguardo d’acciaio di Sam quando aveva difeso la vita di un bambino appena conosciuto, una presenza tranquilla vicino al letto come Castiel recuperava dalla violenza del viaggio nel tempo, uno sguardo condiviso di comune preoccupazione quando Dean s’infuriava, una mano ferma sulla spalla, quando si ritrovò a ondeggiare per gli effetti dell’alcool, le parole di Castiel rivolte a Anna: “Sam Winchester è mio amico.”
Quando Castiel aveva sofferto per l’attacco alla sua grazia da parte della “Puttana” di Babilonia e anche per gli effetti persistenti della sua prima sbornia, era Sam che aveva trovato al suo fianco. Sam aveva messo da parte la rabbia e la paura per suo fratello, per essere sicuro che Castiel stesse bene.
Gli occhi di Castiel punsero dolorosamente e si asciugò il liquido che si era accumulato in essi. Lacrime, si rese conto, guardando accigliato l’acqua che scintillava sulla punta delle dita. Rifiutavano di fermarsi. Nonostante i suoi sforzi, le lacrime continuarono a rotolare giù per le guance. Caddero delle gocce che rovinarono le pagine del quaderno e, come espirò, l’aria sembrò fermarsi nel petto.
Dietro di lui si udì il cigolio della sedia a rotelle di Bobby.
“Cosa stai facendo, Piume?”
Castiel avrebbe risposto, ma la gola sembrava essersi dolorosamente chiusa in se stessa, lasciandolo senza voce.
“Cass?”
Quando il cacciatore si fermò accanto a lui, Castiel vide i suoi occhi andare al notebook, ancora stretto nelle mani dell’ex angelo. Bobby curvò le spalle e chiuse gli occhi, chinando la testa. Dopo un momento, fece un respiro profondo e stese le braccia verso l’alto, tirando con attenzione il libro dalle dita di Castiel prima di metterlo da parte.
“Lo so. Lo so”, disse con voce un po’ esitante, mentre colpiva delicatamente Castiel sul braccio. “Manca anche a me.”



********





“Ben è un ragazzo intelligente, molto intelligente”, annunciò Dean con un pizzico di orgoglio. “Ho cercato di dargli una mano con i compiti, ma non credo di essere stato di grande aiuto. Non è che io sia un granché in campo scolastico comunque.”
“Ho sempre ritenuto che tu sia abbastanza intelligente”, dichiarò Castiel.
“Grazie, credo. Pensavo che Ben fosse praticamente una mia copia carbone con tutte le auto d’epoca e il rock classico, ma in realtà libri e scuola erano sempre più…” Dean si fermò e si schiarì la gola. “Comunque, stavo solo cercando di aiutare Lisa e dopo tutto l’incidente col bullo, pensavo che aiutare con i compiti fosse una scommessa più sicura.”
“Incidente col bullo?”
“Stavo solo cercando di insegnargli a difendersi!” insistette Dean indignato. “Papà iniziò a insegnarmi questo genere di cose quando avevo sei anni. Non so come Lisa abbia affrontato tutta questa faccenda del genitore singolo e gestire anche un proprio gruppo di yoga. Ben potrebbe essere intelligente, ma è ancora una peste.”
“Tuo padre ce l’ha fatta.”
Dean sbuffò. “Papà fu fortunato che eravamo abbastanza intelligenti da badare a noi stessi. Non è che abbia fatto molto il genitore.”
“Aveva anche te a occuparti di Sam”, Castiel gli ricordò, sentendo ancora una volta un senso di oppressione in gola come i suoi pensieri si rivolsero di nuovo al giovane Winchester.
Dean rimase in silenzio all’altro capo della linea. Erano passate due settimane e Dean doveva ancora parlare di Sam. Non aveva nemmeno mai fatto il suo nome, e talvolta Castiel si chiedeva se Dean avesse deciso che dimenticare fosse semplicemente più facile.
“Prenderti cura di Ben ti ricorda di come ti prendevi cura di Sam quando era bambino?” chiese, sperando di riportare bei ricordi.
“Senti, possiamo non parlare di questo ora, o mai?” La voce burbera di Dean suonò anche un po’ più roca del solito. “Io… non posso…”
“Dean…”
“Devo andare.”
La comunicazione s’interruppe e Castiel mise giù il telefono con un sospiro.
L’ultima richiesta di Sam per lui era stata quella di prendersi cura di Bobby e Dean come meglio poteva e Castiel aveva espresso i propri dubbi. Ora, quei dubbi si erano dimostrati veri, come sembrava che non ci fosse nulla che potesse fare per aiutare Dean.
 
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