Practically Human

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bacinaru
view post Posted on 21/11/2012, 18:18 by: bacinaru
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Capitolo VIII



Il ronzio nelle orecchie era tornato. Solo che non era esattamente un ronzio. Era più simile al mormorio di mille voci in costante salita e discesa, ma non importa quanto forti gli giungessero, Castiel non riusciva a capire cosa stavano dicendo. L’Host Celeste se ne era assicurato quando lo avevano tagliato fuori. Non era sicuro se il mormorio che sentiva era una svista da parte loro o se fosse progettato per tormentarlo. Tutto quello che sapeva era che quando le discussioni dei suoi fratelli diventavano agitate, lui lo sentiva, e gli dava il mal di testa.
Il bagno al piano di sopra aveva un armadietto sopra il lavandino dietro a un vecchio specchio scheggiato. Castiel lo aprì, evitando la sua immagine riflessa ed esaminando attentamente le varie bottiglie e pacchetti allineati sugli scaffali, finché non trovò quello con il nome che stava cercando. L’etichetta sulla bottiglia dell’aspirina era logora e scrostata, ma riuscì a prenderne il dosaggio corretto. Dean gli aveva detto di buttare giù l’intera bottiglia quando gli aveva dato gli antidolorifici per la sua prima sbornia, ma questo era stato prima e Dean era incline all’esagerazione.
Castiel prese in mano due pillole e le guardò, desiderando per un attimo che potessero fermare anche le voci, ma nonostante il dolore, sapeva che il silenzio avrebbe potuto essere anche peggio, spegnendo l’ultima connessione con i suoi fratelli.
Si chiese cosa stessero facendo ora, se stessero combattendo tra loro o se avessero trovato uno scopo ad unirli. Era possibile che Raphael si fosse fatto avanti per colmare l’assenza di Michael, ma la leadership non era mai stato il suo punto forte. Invece, lui era la ragione per cui Castiel definiva gli arcangeli come forze della natura. Era forza, pura e naturale. Forse era meglio se fossero rimasti a combattere tra loro, in modo da lasciare in pace la Terra ed era meno probabile che avrebbero cercato di rintracciarlo.
Castiel non sapeva nemmeno quanti di loro conoscevano la verità sull’assenza di Dio e gli sforzi per portare l’apocalisse. La maggior parte dei suoi fratelli erano stati manipolati come lui, legati alla fede e all’obbedienza, ma la caduta di Michael all’inferno e l’ingiustificata fine dell’apocalisse avrebbero portato molti dubbi. Molti dei compagni della sua guarnigione avevano…
Fermò quel pensiero. Aveva deciso subito dopo la sua ribellione di non considerarli più suoi compagni. Non potevi considerare qualcuno un amico, quando avrebbe potuto essere mandato ad ucciderti, quando sarebbe potuto essere necessario ucciderlo. Aveva pensato di avvicinarsi ad alcuni di loro per ottenere informazioni, ma aveva deciso che sarebbe stato troppo pericoloso. Da quando Uriel aveva cercato di ucciderlo, non era stato difficile dubitare di tutti coloro di cui una volta si era fidato.
Questa era la strada giusta. Aveva preso la decisione giusta, lo sapeva, ma questo non lo rendeva più facile, sapendo che mai avrebbe potuto tornare a casa o stare tra i suoi simili ancora una volta.
Ingoiò le pillole con una smorfia e attese.
Il dolore non andò via.
Rileggendo l’etichetta sulla bottiglia, Castiel vide che potevano volerci almeno venti minuti prima che funzionassero, lente ovviamente come tante altre cose umano sembravano esserlo. Sospirando, rimise a posto la bottiglia nell’armadietto e si mosse verso la porta del bagno. Quando la raggiunse, si voltò e poi prese altre due pillole dalla bottiglia e svelto ingoiò anche loro.


******






“Dean? Dean!”
“Sì…scusa. Che c’è?” farfugliò la voce dall’altro capo della linea.
Castiel aggrottò la fronte. “Sei ubriaco?”
“Nah. Non sono ubriaco”, rispose Dean. “Sono proprio sbronzo. E ci vuole un’infinita quantità di alcol per farmi sentire così, lasciatelo dire.”
“Cosa è successo? Stai bene?”
“Cosa è successo? Mio fratello è morto ed è andato all’inferno. Questo è successo! Quindi no, non sto bene!” Alla fine della sua filippica il più grande dei Winchester stava urlando, costringendo Castiel ad allontanare il ricevitore dall’orecchio. “Sai cosa ha detto Lisa oggi? Sai cosa ha detto? Ha detto: ‘Almeno lui è in un posto migliore’” La risata di Dean parve un orribile suono di morte.
“Dean, lei non lo sa.” rispose Castiel con calma e voce bassa.
“Lo so. Naturalmente, so questo. So anche esattamente dove è Sam e cosa gli stanno facendo. Lo hanno fatto con me. Merda, l’ho fatto io con altre persone. Ora, mi sveglio urlando la notte perché ho incubi su di me che torturo mio fratello!”
Castiel non aveva bisogno di ricordare cosa era successo all’inferno o i ricordi di Dean. Aveva già visto entrambi. “Dean, mi… mi dispiace”, rispose, incapace di pensare a nient’altro da dire.
“Sì? Beh, fottiti,” rispose Dean, ma c’era più stanchezza che veleno nella sua voce. “Poi tu mi dirai che va tutto bene, proprio come Bobby sta bene, proprio come tu stai bene.”
Castiel rimase in silenzio.
Dall’altro capo della linea giunse il rumore di un movimento e il cigolio del cuoio. “Sai, dormire nell’Impala non è comodo come ricordavo.”
“Perché stai cercando di dormire nella macchina?” chiese Castiel confuso. “Te ne sei andato? Lisa ti ha buttato fuori?”
“Più o meno.”
“Scusa?”
Dean sospirò. “Non posso stare a casa quando sono ubriaco. Quindi sto passando la notte in macchina nel vialetto. Così non sto rompendo la promessa fatta a Sam, vedi? Resto e vivo la mia bella e normale vita tipicamente americana, proprio come avevo promesso, Sam.”
“Dean…”
“Potrei essere sbronzo, ma mantengo la mia promessa.” La voce di Dean stava divenendo più morbida, come se fosse sul punto di addormentarsi.
“Forse dovrei riagganciare”, disse incerto Castiel.
“No”, gridò Dean, improvvisamente sveglio ancora una volta. “Devi promettermi una cosa. Devi fare anche tu una promessa.”
“Va bene.”
“Promettimi che non diventerai un guru dell’amore strafatto.”
Castiel non riusciva a capire se quello fosse un altro dei riferimenti bizzarri di Dean o se la sua mente era semplicemente influenzata dall’alcol. “Un cosa?”
“Promettilo!” chiese Dean vicino alla disperazione. “Ho bisogno… ho bisogno… ho bisogno che tu sia tu.”
“Te lo prometto, Dean”, rispose Castiel con quanta sincerità possibile, pur non sicuro di ciò che stava promettendo.
“Ok. Bene. Va bene.” La sua voce si spense nel silenzio e ben presto l’unico rumore che giungeva dal telefono era il suono di Dean che russava.
 
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