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bacinaru
view post Posted on 4/1/2013, 20:23 by: bacinaru
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Capitolo IX




Castiel sfiorò con le dita la ruvida carta ingiallita, mentre delicatamente girava la pagina del libro, ma constatò che i suoi occhi non volevano concentrarsi sul testo che la ricopriva. Allungò le ossa indolenzite e si spostò in una posizione più comoda, prima di riprovare. La lingua sumera era facile per lui così come qualsiasi altra lingua ed era arrivato a metà pagina solo per ritrovarsi distratto da un prurito al ginocchio. Si grattò irritato.
Si chiese che cosa avrebbe fatto adesso se fosse stato ancora un membro della sua guarnigione. Osservare? Fare la guardia? Combattere? Ora, lui leggeva, cucinava, comprava alimentari, faceva il bucato, tutte misere, inutili cose umane. Aveva assediato l’inferno, combattendo migliaia di demoni, aveva visto le montagne sorgere e sprofondare nell’oceano, aveva volato da un polo all’altro e tra le stelle, e qui leggeva un libro che diceva più spesso cose sbagliate che giuste.
Cambiando di nuovo posizione sulla sedia, Castiel si grattò la guancia e poi si strofinò il petto. La costante sensazione di vestiti contro la sua pelle era irritante e la pelle stessa lo faceva sentire stretto e vincolato.
“Tutto bene, Piume?”, chiese Bobby, da dove era seduto alla sua scrivania dall’altra parte della stanza. “Ti comporti come se avessi le formiche nei pantaloni o qualcosa del genere”.
Castiel roteò gli occhi all’incessante bisogno dell’uomo di utilizzare metafore bizzarre. Almeno le metafore di Bobby erano più comprensibili di quelle usate da Dean.
“Sto bene”, borbottò l’ex angelo con un brutto temperamento. “Sono solo annoiato”.
Bobby alzò un sopracciglio. “Be’, forse è il momento che trovi qualcosa da fare con la tua vita, a meno che tu non voglia farmi compagnia per il resto dei miei giorni”.
“E cosa dovrei fare con la mia vita?”, Castiel gettò da parte il libro che stava cercando di leggere. “Cosa potrei mai fare di lontanamente utile in questo stato?”.
“Giusto, perché un essere umano non potrebbe mai fare nulla che sia lontanamente importante quanto le funzioni di un angelo del Signore”, ribatté Bobby sarcastico.
“Molto di quello che fate non ha senso e realizzate poco”.
“Be’, dipende dal tuo punto di vista, no?”, disse Bobby, la voce gelida e in rapido riscaldamento. “Forse, se tiraste fuori dalle nuvole celesti la vostra alta e possente testa, capireste che non ci vogliono i poteri di un angelo per fare del bene in questo mondo e quello che tu consideri poco è tanto per noi umani!”.
Castiel non si prese la briga di rispondere. Si limitò a scuotere la testa e a uscire dalla stanza, continuando a strofinarsi il petto con irritazione.

****



“Mi dispiace per ieri sera”, disse Dean più tardi.
“Non c’è bisogno di scusarsi”, insisté Castiel. Era stato più preoccupato per il fatto che Dean fosse ubriaco che per il modo in cui si era comportato. Era contento che l’ex cacciatore paresse molto più sobrio quella sera.
Dean si lasciò sfuggire una risatina imbarazzata. “Non sono neanche sicuro di quello che ho detto. Ricordo solo di averti chiamato e di farneticare su alcune cose. Immagino che tutto questo deve avermi colpito un po’”.
“Ma tu stai meglio, ora?”.
“Sì, credo”, rispose Dean con tono esitante. “Ho passato metà della giornata con la madre di tutti i postumi di una sbornia e l’altra metà cercando di aggiustare le cose con Lisa”.
“E’ arrabbiata con te?”.
Dean sbuffò. “Sono tornato a casa ubriaco fradicio e delirante sull’inferno, spaventando lei e Ben. Già, direi che è abbastanza incazzata.”
“Sono sicuro che è solo preoccupata”. Almeno, Castiel sperava fosse così se avesse davvero a cuore Dean.
“Forse”, rispose Dean, poco convinto. “Ho provato a pulire la casa per scusarmi, ma dubito abbia aiutato molto. Ho passato mezz’ora solo cercando di lavare le maledette macchie sugli specchi. Lo sapevi che c’è un diverso tipo di prodotto per la pulizia di ogni parte della casa?”.
“No. Ho appena imparato a fare il bucato”. Era una delle tante cose che Bobby gli aveva insegnato di recente ed era, secondo Castiel, una delle più noiose.
“Il bucato è facile rispetto a tutta la casa maledetta”, si lamentò Dean. “Spero di non aver fatto troppi danni. Ho tipo rotto l’aspirapolvere, ma sono riuscito a farla funzionare di nuovo. Non sono pratico con tutta questa merda domestica”.
“Nemmeno io, ma pare essere una parte necessaria della vita umana”. A volte sembrava essere tutta la vita umana. Tanto tempo trascorso a combattere il continuo disordine del mondo e il proprio corpo mortale. Castiel si massaggiò stancamente la fronte.
“Questo è il prezzo che paghiamo per la normalità?”, chiese Dean comprensivo.
“Così pare”.
Dean si lasciò sfuggire un sospiro stanco. “Potrebbe andare peggio. Potevo restare bloccato con un’impresa di pulizia, passare tutto il tempo in ufficio e guidare una Prius”.
“Sì”, rispose Castiel, vagamente d’accordo, ma al momento non riusciva a capire come la loro vita fosse preferibile.
 
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